rele
relè s. m. [adattam. fonetico e grafico del fr. relais (v.)]. – 1. In elettrotecnica, interruttore o, più in generale, commutatore a comando elettrico; deve la sua denominazione al fatto che, per suo mezzo, una debole corrente lanciata nel suo circuito di comando (anche pochi milliampere) può determinare una corrente più intensa (anche molti ampere) in un secondo circuito alimentato da un suo generatore, con un meccanismo che ricorda, analogicamente, il ricambio dei cavalli da posta stanchi con altri cavalli freschi, significato dal fr. relais. Oggi il termine indica anche dispositivi più complessi, che comandano una serie di circuiti sulla base di variazioni di una o più grandezze nel circuito, o nei circuiti, di alimentazione. I relè sono classificati in base al principio di funzionamento (r. elettromagnetici, r. elettronici, r. a semiconduttori, ecc.), a seconda della grandezza che agisce (r. di tensione, r. di corrente), o con riferimento all’impiego in settori specifici (r. telefonici, r. telegrafici, r. di segnalamento ferroviario, ecc.); in partic., r. radio o radiorelè, relè azionato da un segnale radio; con altro sign. molto vicino a quello originale del termine, stazione radio relè, stazione radio ricetrasmittente che, ricevendo segnali da una data stazione, li irradia a sua volta, con le stesse caratteristiche di ampiezza e di frequenza ma a un livello di potenza molto maggiore, verso un’altra data stazione (equivale quindi a stazione radio ripetitrice o ripetitore radio); analogamente, si chiama r. ottico un dispositivo che è azionato da segnali elettrici, con funzioni di interruttore o commutatore elettrico, o che rinforza, nel modo detto, segnali ottici. Per estens., sono detti relè anche dispositivi non elettrici, sensibili alle variazioni di una grandezza e capaci di comandare conseguentemente determinate apparecchiature: in tal senso si parla di r. pneumatici, termici, idraulici, ecc. 2. Per estens., in neurofisiologia, denominazione dei nuclei a prevalente funzione di raccordo.