razione
razióne s. f. [dal lat. ratio -onis «calcolo, conto», secondo il modello dello spagn. ración: propr., quello che tocca a ciascuno secondo il computo]. – 1. Porzione di cibo o di altri generi che spetta volta per volta a persone o animali secondo quanto è stato stabilito: le r. che fornisce il collegio sono sufficienti, insufficienti; una r. di carne, di frutta, di vino; ai cavalli dovrà essere distribuita un’abbondante r. di fieno; in usi fig., scherz.: il padre gli ha dato una bella r. di schiaffi, una bella dose. In partic.: a. Nel linguaggio milit., la quantità di cibi, di vino o alcolici e caffè, di sigarette, che spetta giornalmente a ciascun militare; anche la porzione di foraggio che spetta a un animale impiegato dall’esercito. Nella marina mercantile la r. di cibo (o r. viveri) è detta anche, comunem., panàtica. b. Quantità di generi alimentari o di altri generi che spetta a ciascuno durante i periodi di razionamento: mettere a r., razionare; durante la guerra la r. di pane era di un etto al giorno per ogni persona; vecchi e bambini avranno doppia r. di latte. c. R. alimentare, in fisiologia dell’alimentazione, il quantitativo di alimenti necessarî, quotidianamente, per assicurare sia il normale aumento di peso e accrescimento in organismi in fase di sviluppo, sia il mantenimento del peso corporeo in organismi già sviluppati, sia l’integrità anatomica e funzionale: r. alimentare completa, r. minima o massima, e, specificando il costituente: r. calorica, r. protidica, r. glicidica, r. salina, ecc. 2. ant. Conto, calcolo. Scrivania di r., organo amministrativo del regno di Napoli incaricato di tenere i conti e di provvedere ai pagamenti per conto dello stato. ◆ Dim. razioncina, razione scarsa, misera.