randa
s. f. [dal gotico randa]. – 1. ant. Orlo, margine estremo, spec. di cosa circolare o quasi circolare; per lo più nella locuz. avv. a randa a randa, proprio sull’orlo estremo, e anche randa randa, meno com. il semplice a randa, camminando rasente a un muro, lungo il margine di un terreno, e sim.: Quivi fermammo i passi a r. a r. (Dante); voltate le spalle, se n’andò r. r., guardingo (Pirandello); corriamo a r. di un fianco boscoso (Pavese); per estens.: Era apparita l’alba a r. a r. (Pulci), appena appena, proprio sull’orlo dell’orizzonte. 2. Rudimentale compasso usato da falegnami, scalpellini, ecc., formato da un regoletto di legno a cui è legato un grosso filo. 3. Nell’attrezzatura navale, vela di taglio, aurica, di forma quasi trapezoidale, con le due basi disposte verticalmente, la prodiera allacciata all’albero, la poppiera libera e inclinata verso poppa, e con i lati inferiore e superiore allacciati a due robuste verghe (rispettivamente boma e picco), ciascuna collegata, alla sua estremità prodiera, all’albero mediante giunti snodati: la randa può così ruotare liberamente attorno al suo lato verticale prodiero, da dritta a sinistra, e può stringere il vento fino a circa 45° dalla prora (quattro quarte), cioè meglio di ogni altra vela. Una variante moderna, di forma triangolare, della randa tradizionale è la vela alla bermudiana o vela Marconi.