rallegrare
v. tr. [der. di allegro, col pref. r-] (io rallégro, ecc.). – 1. Rendere allegro o più allegro, sollevare o risollevare l’umore; allietare: r. la compagnia con qualche barzelletta; più com., destare in altri un sentimento di allegrezza, d’intima gioia, far piacere (contr. di rattristare): mi hai veramente rallegrato col tuo ritorno; il suo successo non può che rallegrarmi; la notizia ci rallegrò; consolare: all’Italia Afflitta di regali ire straniere Voli improvviso a rallegrarla il carme (Foscolo). In usi fig.: il sole è tornato a r. la terra; canti e suoni rallegravano gli orecchi; in partic., rendere vivace, più gaio, meno grave o austero: colori vivaci che rallegrano l’ambiente; con pochi fiori rallegrò la mensa. 2. intr. pron. a. Provare allegrezza, un sentimento di gioia, di soddisfazione, per un fatto lieto o che risolleva dalla tristezza e dalla preoccupazione, per un successo (proprio o altrui): Si rallegra ogni core (Leopardi); vedendolo, si rallegrò subito in volto; a quella notizia, tutti si rallegrarono; mi rallegro proprio che tutto sia finito bene. Fig.: la terra si rallegra al tornare della primavera. b. Rallegrarsi con qualcuno, esprimergli a parole la propria contentezza per un suo successo o lieto evento, congratularsi con lui, mostrare di partecipare alla sua gioia: mi rallegro per la tua guarigione, della tua promozione; ci rallegriamo tanto per la vostra bella casa; mi rallegro che tu abbia vinto la partita; me ne rallegro tanto (anche iron.); me ne rallegro di cuore; con valore reciproco: si rallegravano a vicenda per lo scampato pericolo. La locuz. mi rallegro viene talora sostantivata, ma per lo più con grafia unita (v. mirallegro).