radiodermite
(o radiodermatite) s. f. [comp. di radio- (nel sign. a) e dermite o dermatite]. – In medicina, processo infiammatorio o distrofico del tegumento cutaneo, provocato dall’esposizione, per scopi terapeutici o professionali, a radiazioni ionizzanti (raggi X, raggi gamma, elettroni, protoni, neutroni); può avere carattere acuto o cronico, localizzato o globale: la forma acuta si manifesta nei casi meno gravi con eritema per solito reversibile e di breve durata, accompagnato da lieve edema doloroso, o da edema con vescicole e ulcerazioni superficiali, e nei casi più gravi con necrosi massiva della cute e dei tessuti sottocutanei, spesso complicata da sovrapposizioni batteriche e accompagnata da intensa sintomatologia dolorosa; la forma cronica, che può far seguito a una manifestazione acuta o a ripetute minime irradiazioni, come frequentemente si verifica in soggetti che vi sono esposti a scopo professionale (radiologi, ortopedici: r. cronica professionale), consiste in un processo distrofico della cute, che diviene secca, con piccole aree discromiche e priva degli annessi cutanei (peli, ghiandole sebacee, ecc.), talvolta con ipercheratosi e ulcerazioni, mentre a carico delle unghie compaiono friabilità, fissurazioni ed emorragie puntiformi sottoungueali. La forma cronica è considerata precancerosa per l’elevata frequenza di trasformazioni neoplastiche anche a distanza di molti anni dall’inizio delle lesioni.