radcon
(rad-con), s. m. e f. e agg. inv. Chi o che sostiene posizioni politiche radicali e conservatrici al tempo stesso. ◆ ogni qualvolta il territorio della sessualità entra a contatto con quello della politica e della normazione giuridica le reazioni idiosincratiche si sprecano – e in Italia lo sappiamo bene dall’iter tortuoso delle leggi sull’aborto, sulla procreazione assistita, sulla violenza sessuale. Col caso Buttiglione però s’è passato il segno. E la rapidità con cui, nel giro di pochi giorni, sono stati creati i neologismi di teo-con, rad-con, laico-clericali per dare nome al vasto fronte dei suoi sostenitori, la dice lunga sul fatto che siamo di fronte a una novità: a differenza della politica, la lingua non mente. (Ida Dominijanni, Manifesto, 17 ottobre 2004, p. 10, Carta bianca) • C’è la sinistra che ha causato la crisi, e che dalla crisi è uscita con le ossa rotte. È la sinistra che alcuni chiamano estremista, altri massimalista (perché «vuole la luna», secondo la felice espressione di [Pietro] Ingrao), ma che io preferisco chiamare radcon, ossia radicalmente conservatrice. (Luca Ricolfi, Stampa, 3 marzo 2007, p. 1, Prima pagina).
Dall’ingl. rad-con, acronimo di rad(ical) (‘fautore di riforme radicali’) e con(servative) (‘conservatore’).