rachitismo
s. m. [der. di rachitide]. – 1. In medicina, nome di un gruppo di malattie caratterizzate da un’alterata mineralizzazione della matrice organica della cartilagine e dell’osso in fase di accrescimento, per cui le ossa risultano molli e cedevoli e si incurvano per il peso del corpo; si osserva inoltre una esagerata sporgenza delle bozze frontali, una ritardata chiusura delle fontanelle, anomalie nella dentizione, deformità toraciche, scoliosi, ecc. Si distinguono un r. carenziale, causato da mancanza di vitamina D o da un suo difettoso assorbimento, con conseguenti turbe dell’equilibrio calcio-fosforo dell’organismo, e r. metabolici, o vitaminoresistenti, dipendenti da anomalie congenite del metabolismo della vitamina D (in genere con incapacità del tubulo renale prossimale di riassorbire i fosfati, donde la loro massiccia perdita con le urine, forma clinica nota come r. ipofosfatemico familiare o diabete fosfatico renale o diabete renale idiopatico). Altre forme con più o meno grave compromissione ossea (osteoporosi, osteite fibrosa cistica, ecc.) e alterazioni metaboliche (aumento della fosfatasi alcalina, alterazioni della fosfatemia e altro) possono essere connesse a gravi e progressive lesioni renali, glomerulari e/o tabulari (r. renali secondarî), a neoplasie connettivali, a terapie protratte con anticonvulsivanti, ecc. 2. In botanica, sviluppo ridotto e spesso irregolare di una pianta, determinato dall’azione di parassiti (virus, ecc.) oppure dalla carenza di qualche elemento nutritivo.