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quòdlibet

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quodlibet


quòdlibet (meno com. quòlibet) s. m. [dal lat. quodlĭbet, propr. «ciò che piace» (quod libet), sostantivato nel lat. mediev. e divenuto pertanto declinabile (plur. quodlìbeta); la variante quolibet, proveniente da espressioni quali disputatio de quolibet, quaestio de quolibet, e sim., è prob. dovuta a influenza francese, essendo in Francia usata appunto questa forma] (pl. quodlìbeti, o invar.; nel sign. 1 anche, alla lat., quodlìbeta). – 1. Nome con cui nel tardo medioevo furono designate quelle dispute pubbliche (quaestiones) che in periodi fissi (2a e 3a settimana di Avvento, 4a settimana di Quaresima) si tenevano nelle università: il nome deriva dal titolo stesso della disputatio che era de quolibet, cioè attorno a un qualsiasi argomento, proposto a quolibet (o ad voluntatem cuiuslibet), cioè non dal maestro che sosteneva la disputa, ma da persone presenti. 2. In musica, composizione per lo più a carattere scherzoso, umoristico o parodistico, risultante dalla combinazione di melodie di canzoni popolari, anche di andamento e provenienza eterogenea, sviluppatasi in epoca tardomedievale e rinascimentale durante la stagione polifonica; celebre è il quodlibet che J. S. Bach introdusse nell’ultima delle sue Variazioni di Goldberg sovrapponendo due melodie popolari dell’epoca.

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