purezza
purézza s. f. [der. di puro]. – 1. a. Qualità di una sostanza che sia pura, che non contenga cioè elementi estranei: p. d’un minerale, d’un cristallo, d’una gemma; la p. di un diamante. In chimica, p. (o grado di p.), rapporto fra la quantità della sostanza in esame e la quantità di sostanze totali, moltiplicato per 100: alluminio al 99,9% di p. (nel caso di soluzioni, per es. di zucchero in acqua, il rapporto viene calcolato senza tener conto della quantità del solvente); saggio di p., reazione caratteristica che si effettua su una sostanza per accertare l’assenza di una data impurezza. Per un composto organico la purezza si determina di solito, qualitativamente e talora quantitativamente, in base alla misurazione di alcune costanti fisiche (punto di fusione o di ebollizione, peso specifico, potere rotatorio, ecc.) caratteristiche del composto puro e che risultano generalmente variate dalla presenza di quantità, anche molto piccole, di sostanze estranee. In agraria, p. della semente, la percentuale in peso di semi privi di sostanze estranee e appartenenti tutti alla medesima specie o varietà. b. estens. Limpidezza: p. dell’acqua d’un fiume; p. del cielo. Correttezza, eleganza: p. di lingua, di stile; regolarità, nitidezza, finezza: la p. delle linee in un disegno; p. di contorni; lineamenti di grande purezza. Per la p. spettrale in fisica, v. spettrale, n. 2 a. 2. In senso fig.: a. Genuinità, nel senso di non essere commisto a elementi diversi per natura, origine, caratteri, qualità, ecc.: p. di un vino, di un sapore, di un colore. b. Da un punto di vista zoologico, p. di una razza, con riferimento alle razze domestiche selezionate dall’uomo, la compresenza e la capacità di trasmissione per incrocio, in un gruppo di animali di una determinata specie (cani, gatti, cavalli, bovini, volatili, ecc.), di un insieme di caratteristiche morfologiche (come le dimensioni, il colore del mantello o del piumaggio, la forma della testa, del corpo o della coda), ma anche comportamentali (come l’attitudine al lavoro, alla guardia o alla compagnia) o altre qualità (come il sapore delle carni o la velocità di accrescimento), che rispettino certi canoni convenzionali. In passato un simile criterio di valutazione è stato anche esteso alle razze umane, a sostegno di teorie e ideologie fondate sulla discriminazione razziale (v. razzismo). c. Onestà, integrità morale: p. di vita, di costumi; castità, illibatezza: la virtù della p.; conservare, macchiare, perdere la purezza. Per questa accezione, cfr. anche purità.