puntura
s. f. [dal lat. tardo punctura, der. di pungĕre «pungere», part. pass. punctus]. – 1. a. Piccola ferita, penetrante ma per lo più poco profonda, prodotta da oggetto sottile e appuntito: la p. di un ago, di uno spillo, di uno spino; una p. di vespa, di zanzara. b. L’infissione di un ago cavo in una parte del corpo per estrarre siero, pus oppure altro materiale a scopo diagnostico o terapeutico: p. amniotica, sinon. di amniocentesi; p. esplorativa, eseguita per accertare la natura e i caratteri del materiale contenuto in una cavità naturale o in una formazione patologica; p. evacuativa, eseguita per evacuare il materiale liquido o semiliquido contenuto in una cavità naturale o in una formazione patologica; p. lombare, v. lombare; p. sottooccipitale, v. sottooccipitale; p. sternale, v. sternale. Nel linguaggio com., è sinon. frequente e fam. di iniezione (nel sign. 1 a): fare una p.; farsi le p.; p. endovenosa, p. ricostituente. 2. Fitta, sensazione dolorosa acuta e improvvisa in una parte del corpo, simile a quella provocata dalla penetrazione di un oggetto appuntito: sentire delle p. ai fianchi, alle reni, alla nuca; nello scostarmi la coperta dal petto una p. dolorosa alla spalla mi fa ricordare la ferita (Stuparich). Ant., pleurite: si prese una p. di cui in pochi giorni morì (Alfieri). 3. fig., letter. a. Motto pungente, frase di rimprovero oppure offensiva, diretta a colpire qualcuno, a provocargli dolore o risentimento: punture di scherno, di derisione; con maligne p. volle umiliare la vanità del suo avversario. b. Sentimento di improvvisa o anche continua afflizione, intensa e tormentosa: sentì come una p. trafiggergli l’anima; provare le p. del rimorso; molte volte si ripiagne Per la p. de la rimembranza (Dante). ◆ Dim. punturina, punturétta.