pungere
pùngere (ant. o poet. pùgnere) v. tr. [lat. pŭngĕre] (pres. io pungo, tu pungi, ecc.; pass. rem. punsi, pungésti, ecc.; part. pass. punto). – 1. a. Ferire leggermente con un oggetto che ha l’estremità a punta, penetrando di poco nella pelle o in altra superficie: p. il dito con un ago; mi ha punto una vespa, col pungiglione; il riccio punge, con gli aculei; per estens., con riferimento a un corpo che con la superficie ruvida produce una sensazione irritante: una maglia di lana che punge; come punge la tua barba! Con la particella pron. in funzione di compl. oggetto o di termine: fai attenzione a non pungerti con le ortiche; mi sono punto (o mi sono punto il dito) con uno spillo; passando oltre il filo spinato si è punto un ginocchio. b. estens. Di sapori, odori, luci, temperature che provocano sui sensi un’impressione particolarmente intensa e penetrante (analoga a quella della puntura sul senso del tatto): una salsa piccante che punge la lingua; l’odore del disinfettante era così forte che pungeva le narici; questo venticello frizzante punge la faccia. 2. fig. a. letter. Toccare vivamente i sentimenti, la sensibilità, commuovere, addolorare, rimordere: quel ricordo mi punge ancora la coscienza; lo punge il rimorso delle sue malefatte; la novella da Filostrato raccontata prima con un poco di vergogna punse li cuori delle donne ascoltanti (Boccaccio); mi rattrista ancora, anzi mi punge la mia inesplicabile dimenticanza (L. Romano). b. Ferire, punzecchiare con discorsi, parole che urtano la suscettibilità, offendono il prossimo: p. sul (o nel) vivo; p. sul tenero, sul lato debole; p. con allusioni ma-ligne; p. l’amor proprio di qualcuno; si sentì p. da quelle parole; i canti Che il lombardo pungean Sardanapalo (Foscolo, alludendo al Giorno di G. Parini, in cui è satireggiato un «giovin signore» dell’alta società milanese). Ant., ferire con accuse (precisate dal complemento): al cortegiano si convien aver grandissima riverenzia alle donne, e ... chi è discreto e cortese non deve mai pungerle di poca onestà (B. Castiglione). 3. letter. Colpire con un bastone a punta, con lo sprone e sim. una bestia, per stimolarla a camminare: L’Ardite ninfe l’asinel suo pavido Pungon col tirso (Poliziano). Di qui, in senso fig., stimolare: alquanto più te stesso pungi (Dante), stimola te stesso, affretta il passo; e nella locuz. pedantesca, usata solo con tono scherz.: mi punge vaghezza di ..., sono spinto dal desiderio di, desidero. ◆ Part. pres. pungènte, anche come agg. (v. la voce). ◆ Il part. pass. punto, anche quando è usato in espressioni predicative (spec. nei sign. fig. del verbo: sentirsi punto sul vivo, nell’orgoglio), ha in genere funzione verbale.