punctum
s. neutro, lat. (propr. «punto2»), usato in ital. al masch. – Nei codici dell’alto medioevo, segno, derivato da quelli dell’accentazione greca, che, posto in corrispondenza della lettera finale di un testo destinato alla lettura intonata o al canto, determinava, con le sue differenti forme, una particolare inflessione melodica. Nella notazione mensurale medievale, a partire dal sec. 14°, era un segno a forma di un semplice punto, usato con due funzioni fondamentali: il p. additionis o augmentationis ( «punto di addizione o di aumento»), il quale aumentava della metà – come del resto ancor oggi: v. punto2, n. 2 c – il valore delle note dette imperfette, cioè binarie; e il p. divisionis ( «punto di divisione»), con funzione simile alla moderna stanghetta di divisione delle battute, posto esclusivamente tra le note «perfette», cioè di valore ternario. Fu anche usato come equivalente generico di neuma o nota (v. punctus).