pulvino
s. m. [dal lat. pulvinus «cuscino», esteso all’elemento architettonico per la somiglianza di questo con un guanciale]. – 1. Elemento tipico dell’architettura bizantina, costituito da un blocco di pietra (o altro materiale da costruzione), liscio o artisticamente lavorato, posto in funzione di raccordo tra il capitello di una colonna o di un pilastro e la struttura sovrastante (di tipo monolitico, a piattabanda, ad arco, a volta); può presentarsi come un blocco di forma troncopiramidale rovesciato, come parallelepipedo a base quadrata, come grosso spessore di cornici e in altre soluzioni formali. 2. Per analogia vengono indicati con lo stesso nome anche elementi strutturali aventi la funzione di ripartire un carico da una struttura sovrastante di maggiore resistenza meccanica a una sottostante di resistenza minore: p. d’imposta delle dighe in calcestruzzo sulla sottostante fondazione; p. d’appoggio dell’impalcato in cemento armato di un cavalcavia sulla spalla o pila in muratura. 3. In botanica: a. La base fogliare ingrossata per sviluppo di un parenchima con cellule isodiametriche a pareti sottili il cui turgore può variare in relazione a stimoli esterni, causando così i movimenti nastici della foglia, come per es. nella sensitiva; in questo caso è detto anche pulvino motore o pulvinulo. b. Il tipico aspetto a cuscino di certe alghe bentoniche, per es. quelle del genere Pulvinularia, o di piante terrestri che vivono in particolari ambienti, come per es. la specie Silene acaulis.