puleggia
puléggia (ant. poléggia) s. f. [lat. *polidia, der. del gr. ἐμπολίζω «far girare su un perno», da πόλος «perno»] (pl. -ge). – Disco, per lo più di ghisa o di leghe leggere, girevole intorno a un asse, usato per la trasmissione di un moto per mezzo di organi flessibili (cinghie, funi, catene), e costituito da un mozzo centrale calettato sull’albero (p. fissa) o libero su di esso (p. folle), da una corona esterna opportunamente sagomata, in alcuni casi provvista di denti (p. dentata), sulla quale aderisce la cinghia (o la fune, o la catena), e da razze (o da un disco) che collegano la corona al mozzo; la forma della corona dipende in genere dal tipo di cinghia utilizzata per la trasmissione del movimento. Si distinguono: pulegge a fascia piana per cinghie piatte, p. a gola per cinghie a sezione trapezoidale; in partic., p. a gradini (o cono di pulegge), costituita da più pulegge di diverso diametro solidali tra loro, che permette di variare la velocità dell’albero spostando, per mezzo di un apposito meccanismo, la cinghia o la catena da una puleggia all’altra; p. differenziale, lo stesso che paranco (v.) differenziale; p. elettromagnetica di separazione, lo stesso che separatore (v.) magnetico. Quando è impiegata solamente per la variazione della direzione di una forza, la puleggia è detta propriam. carrucola.