psicologia
psicologìa s. f. [dal lat. mod. psychologia, comp. del gr. ψυχή «anima» (v. psico-) e -λογία «-logia»]. – 1. Scienza che studia la psiche, che analizza i fenomeni e i processi psichici. A seconda dell’impostazione, si distinguono una p. razionale (o filosofica), che ricerca il principio ontologico dell’attività psichica, e una p. scientifica (o sperimentale), che indaga sulle manifestazioni di tale attività, riferita in senso lato a un principio di rappresentazione oggettiva e di comportamenti orientati, operante non solo nell’uomo ma anche negli animali dotati di strutture nervose. A seconda dell’oggetto o del metodo si distinguono inoltre: p. del profondo, espressione introdotta nel 1911 dallo psichiatra svizz. E. Bleuler per indicare la psicanalisi e gli attesi sviluppi di una psicologia scientifica; p. analitica, la dottrina psicanalitica di C. G. Jung, che si differenzia da quella di S. Freud soprattutto per l’introduzione della nozione di inconscio collettivo; p. individuale, la dottrina psicologica del neurologo e psicanalista austr. A. Adler, denominata anche p. dell’Io (v. io, n. 2 d); p. cognitiva, quella che si propone di ricostruire i rapporti tra esperienza e strutture categoriali; p. del comportamento, altro nome del behaviorismo (v. anche comportamentismo); p. differenziale (v. differenziale, n. 1 a); p. dinamica (v. psicodinamica); p. etnica (o etnografica), parte della psicologia differenziale che studia le caratteristiche psicologiche degli individui appartenenti a gruppi etnici differenti, e quindi i caratteri psichici peculiari di un dato gruppo; p. della forma, locuz. talvolta usata in luogo del ted. Gestalttheorie (v.); p. del lavoro, quella che analizza e seleziona le attitudini personali in funzione degli impieghi lavorativi e studia le interazioni tra gli individui negli ambienti lavorativi; p. medica, che provvede la psichiatria di nozioni classificatorie e interpretative; p. patologica, lo stesso che psicopatologia; p. pedagogica (o psicopedagogia), lo studio di tutti i comportamenti che possono essere stimolati e osservati in situazioni pedagogiche; p. sociale, parte della psicologia che studia il comportamento dell’individuo in quanto membro di un gruppo sociale e le influenze che i membri del gruppo esercitano individualmente o collettivamente sul suo comportamento; p. dello sviluppo (o p. genetica), orientamento di studî a carattere sperimentale avviato dallo psicologo svizzero J. Piaget (1896-1980), detto anche epistemologia genetica in quanto si occupa principalmente dello sviluppo del pensiero da un punto di vista sia psicologico sia logico-filosofico; p. dell’età evolutiva, quella che studia lo sviluppo psichico degli individui o dei gruppi nel periodo compreso tra la nascita e l’inizio dell’età adulta. Per analogia, si parla anche di una p. animale, nella quale si distinguono una tendenza etologica basata sullo studio del comportamento di una determinata specie animale nel suo ambiente naturale di vita, e una tendenza comparativa (per cui si istituisce anche una p. comparata) fondata sullo studio, in condizioni sperimentali, del comportamento di alcune specie animali (ratto, scimpanzè, ecc.) raffrontato con quello umano. 2. Per estens., la capacità di comprendere e spiegare i sentimenti, gli stati d’animo, le reazioni e i comportamenti degli altri: devi usare un po’ più di p.; mancare, difettare di psicologia. 3. Il complesso dei fatti affettivi e intellettivi, delle disposizioni psichiche di un singolo individuo o di una collettività, osservati in sé stessi o nelle particolari manifestazioni e reazioni di fronte a determinati avvenimenti e fenomeni: la p. delle masse; studiare la p. infantile; conoscere la p. del cliente, del compratore; analizzare la p. dei personaggi di un romanzo.