prudere
prùdere v. intr. [lat. pop. *prudĕre, per dissimilazione e mutamento di coniug. del lat. class. prurire] (manca il part. pass. e quindi i tempi composti; poco com. il pass. rem. prudé o prudètte, ecc.). – 1. Provocare una sensazione di prurito: mi prude la schiena; spesso in forma impersonale: mi prude dietro l’orecchio; mi prude sotto la pianta del piede; è qui che ti prude?; gràttati, se ti prude, frase piuttosto volg. rivolta a chi si agita, smania, non sta mai fermo e sim. In senso fig., sentirsi p. le mani, sentire l’impulso di picchiare, di fare a botte; meno com., gli prudeva la lingua, aveva una gran voglia di parlare, di rivelare qualcosa, o anche di rispondere per le rime. 2. In senso fig., e nella forma impers. (ma solo in certe frasi), stare a cuore, premere molto: sta a te occuparti di loro se ti prude (Palazzeschi); toccare (o stuzzicare) qualcuno dove gli prude, toccare un argomento che muove il suo risentimento, o che lo spinge a parlare, a sfogarsi.