prosumer
s. m. e f. inv. Chi è allo stesso tempo produttore e consumatore di un bene. ◆ Jonas Ridderstrale e Kjell Nordstrom («Funky Business», Fazi editore) ritengono addirittura realizzata la profezia di Marx, e parlano di un lavoro che ha ristabilito il controllo sui mezzi di produzione: nella «economia del desiderio», scrivono, l’unico mezzo di produzione sono i cervelli dei prosumer, ma questa materia grigia non si lascia più sfruttare dai ricatti dell’etica del lavoro, reagisce solo alle promesse di felicità. (Carlo Formenti, Corriere della sera, 12 marzo 2001, p. 25, Economia) • Sono loro [le nuove generazioni] i futuri soggetti attivi di una socialità nuova che darà forma e sostanza alla figura che è ben definita da uno dei soliti neologismi: prosumer, il produttore consumatore d’informazione. Senza questa attenzione qualsiasi portale apparirà come uno di quei gran portali di ranch visti nei western degli anni Sessanta: una grande impalcatura con il deserto dietro. (Carlo Infante, Sole 24 Ore, 15 febbraio 2007, Nòva24, p. 6) • C’è la decisione della comunità di trasformare il valore di scambio dell’informazione in valore d’uso, affidandolo alla libera gestione della comunità stessa: né allo Stato, che si limita a fornire l’infrastruttura, né al mercato. Il lato più interessante di questa riforma non sta solo nel rendere possibile la libera fruizione dell’informazione contenuta nella rete, ma di promuovere l’aspetto più innovativo di Internet: la partecipazione attiva dell’utente allo sviluppo dell’informazione. Contribuendo alla creazione di nuova informazione, egli non è più un consumatore passivo, ma un produttore attivo di idee: un prosumatore (prosumer), come con geniale anticipazione lo definiva Alvin Toffler. (Giorgio Ruffolo, Repubblica, 7 agosto 2008, p. 35, Commenti).
Dall’ingl. prosumer, a sua volta composto dai s. pro(ducer) (‘produttore’) e (con)sumer (‘consumatore’).
Già attestato nella Repubblica del 1° aprile 1986, p. 18, Inchieste (Franco Prattico).