propulsore
propulsóre s. m. [dal fr. propulseur, der. del lat. propulsus (v. propulso); cfr. lat. tardo propulsor -oris «chi respinge»]. – 1. In etnologia, strumento (flessibile o rigido) che serve a scagliare una lancia, una zagaglia, o anche una freccia, con più forza e più lontano che con le mani; era già noto in età preistorica, fin dal periodo magdaleniano, dal quale ci sono pervenuti resti in corno o avorio. 2. Nome generico di ogni organo, complesso meccanico o dispositivo che ha lo scopo di imprimere al veicolo da cui è portato la forza che ne produce e mantiene il moto. Propulsori a reazione del mezzo (anche, correntemente, p. ad azione), i sistemi meccanici capaci di determinare una propulsione mediante la reazione del mezzo materiale in cui o su cui si trova il veicolo (acqua, aria, strada, rotaia, ecc.) all’azione che un adatto organo propellente, anch’esso detto propulsore (ruota nel caso di veicoli terrestri, eliche nel caso di navi e aeromobili, ecc.), esercita sul mezzo stesso. P. a reazione propriamente detti (o p. a getto, o reattori), i motori nei quali la forza propulsiva consiste nell’espulsione (anche nel vuoto) di masse fluide portate a bordo del veicolo, costituite dai prodotti di combustione di adatte sostanze: se si utilizza un combustibile che sfrutta l’aria esterna come comburente, il propulsore prende il nome di esoreattore (è il caso dei turbogetti, degli autoreattori, dei pulsoreattori, dei motoreattori, ecc.); nel caso in cui non sia disponibile aria (come per i missili d’alta quota e per i veicoli spaziali), si usa una miscela (propellente) composta di combustibile e comburente, e il propulsore viene detto endoreattore. P. misti, i sistemi (come, per es., i turboelica) nei quali la forza propulsiva è ottenuta nello stesso tempo con un sistema a reazione del mezzo e con un sistema a getto. In marina sono utilizzati p. a elica, p. a getto (o idrogetti) e p. a ruote; in partic., p. cicloidale, per navi di moderata potenza di macchina che compiono brevi traversate con frequenti manovre in acque ristrette (traghetti, ecc.), costituito da una serie di palette disposte verticalmente alla periferia di un disco orizzontale: mediante un sistema di snodi e di leve è possibile orientare ciascuna paletta (la cui traiettoria, nel moto assoluto, è una cicloide) in modo da ottenere una spinta che abbia le caratteristiche volute di intensità e di direzione, senza variare la frequenza di rotazione del disco (per es., si può far muovere la nave lateralmente anche da fermo, oppure avere una spinta in senso contrario al moto, ecc.). Propulsori che non sfruttano processi chimici di combustione per produrre energia necessaria alla combustione sono: i p. nucleari, che utilizzano l’energia termica sviluppata da un reattore nucleare per portare ad alta temperatura un fluido successivamente utilizzato per produrre energia meccanica (nei sommergibili nucleari l’impianto nucleare sostituisce, in pratica, le caldaie convenzionali eliminando la necessità dell’approvvigionamento dell’aria atmosferica per la combustione); e, in fase di studio, i p. elettrotermici, in cui il fluido è riscaldato per mezzo di un arcoelettrico innescato da una differenza di potenziale; i p. elettrostatici, che accelerano gli ioni positivi ottenuti con il bombardamento elettronico di una corrente gassosa; i p. elettrodinamici, che sfruttano reazioni ponderomotrici di un campo elettromagnetico su un gas ionizzato ad alta temperatura (plasma); i p. fotonici, che utilizzano lo scambio di quantità di moto tra un flusso di fotoni e una superficie materiale che li emette, li assorbe o li riflette.