propagazione
propagazióne s. f. [dal lat. propagatio -onis]. – 1. L’opera, l’attività di propagare: p. della fede, del cristianesimo; p. di un’idea, di una dottrina, e sim. 2. Più spesso, il propagarsi. In partic.: a. In biologia, il moltiplicarsi delle specie viventi attraverso la riproduzione, e più comunem. la loro diffusione, cioè la tendenza che ha ogni specie di estendersi nello spazio, col crescere del numero dei suoi individui per effetto della riproduzione: la p. del genere umano; la p. degli animali, delle piante. b. In fisica, l’estendersi, l’avanzare di un ente (spec. particelle o energia raggiante) nello spazio o nel tempo o in ambedue; con riferimento alla natura dell’ente che si propaga: p. del calore, p. della corrente elettrica, p. del suono o p. acustica, p. elettromagnetica (in partic., luminosa, radio, ecc.), p. di fotoni, elettroni, ecc.; con riferimento alle modalità con cui o al mezzo in cui avviene la propagazione: p. del calore per conduzione, p. della corrente elettrica in linee, p. della luce in fibre ottiche, ecc. c. In elettronica, relativamente a segnali, equivale in sostanza a trasmissione, spec. quando si vogliano specificare le modalità della trasmissione: p. troposferica e ionosferica di onde radio, p. televisiva da satellite, ecc. d. Nell’analisi statistica dei dati, in relazione alla misurazione indiretta di una grandezza, con p. degli errori si indicano le modalità con cui gli errori di misura relativi alle grandezze misurate direttamente si ripercuotono sulla grandezza derivata e, anche, le procedure di calcolo con cui si valuta il corrispondente errore sul valore di essa. 3. Con sign. più specifico, in botanica, modo di riproduzione indipendente dagli elementi sessuali (detta anche riproduzione asessuale, moltiplicazione vegetativa), la quale consiste nella frammentazione del corpo e nel distacco da esso di porzioni capaci di svilupparsi in nuovi individui, simili al genitore (è presente sia nei vegetali unicellulari, sia in quelli pluricellulari, e anche negli organismi viventi in colonie). In agraria, l’uso da parte dell’uomo, a scopi colturali, di questa caratteristica dei vegetali.