prodista
s. m. e f. e agg. Chi o che si richiama alla linea politica di Romano Prodi. ◆ E infine, il presidente della Regione [Emilia Romagna, Antonio La Forgia] si dimette dalla carica e dal partito, ed entra nel movimento prodista. (Foglio, 17 febbraio 1999, p. 1, Prima pagina) • La secolare tipicità nostrana, votata all’espressivismo e al macaronico affiora spesso nei nomi propri (ho registrato, qualche anno fa [...] «prodisti», addirittura «marinisti», da non confondere con i lirici barocchi). (Gian Luigi Beccaria, Stampa, 19 maggio 2001, Tuttolibri, p. 8) • È questo il cruccio che [Massimo D’Alema] si porta appresso, l’incomprensione verso quel progetto che «mirava a rinnovare lo Stato», ma che passava in secondo piano perché – come sottolinea [Peppino] Caldarola – Massimo tentava di aggiornare il sistema insieme al "mostro", a [Silvio] Berlusconi»: «E quando venne elaborata la "bozza Boato" sulla giustizia, l’armata di Mani Pulite andò allo scontro aperto. Scalfaro si schierò pubblicamente da quella parte, e dietro di lui tutto il milieu prodista, insomma quel fronte che aveva ingaggiato una guerra di religione contro Berlusconi. Perciò, ricordando quanto accadde, non è vero che il Cavaliere non seppe tener fede ai patti: mollò quando si accorse che D’Alema non aveva più l’esercito dietro». (Francesco Verderami, Corriere della sera, 1° dicembre 2007, p. 1, Prima pagina).
Derivato dal nome proprio (Romano) Prodi con l’aggiunta del suffisso -ista.
Già attestato nella Stampa del 22 febbraio 1995, p. 4, Interno (Maria Teresa Meli).