prodigio
prodìgio s. m. [dal lat. prodigium, comp. di prod-, pro- «davanti, prima», e *agiom der. di aio «dire» (quindi originariamente «preannuncio») o, secondo altra interpretazione, der. di ago «spingere, condurre» (cfr. portento)]. – 1. a. Fatto, fenomeno, avvenimento che trascende, o sembra trascendere, l’ordine naturale delle cose, interpretato come preannuncio divino di eventi per lo più infausti: numerosi p. precedettero la sconfitta di Canne; mai non venne alcuno grave accidente in una città o in una provincia che non sia stato, o da indovini o da rivelazioni o da prodigi o da altri segni celesti, predetto (Machiavelli); e con valore collettivo: sotto infelice p. di comete, di terremoto, di pestilenzia, di sanguinose battaglie nato, et in povertà (Sannazzaro). b. Per estens., nell’uso com., fatto o evento che abbia in sé del meraviglioso, dell’incredibile, del miracoloso: dovette certo sembrare un p. veder volare i primi aerei. Quindi, in genere, opera, prova, manifestazione che colpisce per grandezza, novità, potenza, arditezza, perfezione, perché superiore a ciò che è normale, o per altre straordinarie qualità: i p. della scienza, della tecnica moderna; fare, compiere, operare, mostrare prodigi; pur essendoci poche speranze, il medico ha fatto prodigi; in pochi mesi ha fatto prodigi nello studio; spesso iperb.: dicono che questa nuova crema di bellezza fa prodigi. c. Per estens., essere un p., detto di persona, più raram. di cosa, che possiede o rivela doti e qualità eccezionali (per lo più seguito da un compl. di limitazione): è un p. di scienza, di erudizione, di memoria, di bellezza, di virtù; è un p. di perfezione tecnica, di precisione, di praticità; in usi antifrastici: un p. di faccia tosta, di perfidia, d’ipocrisia; in usi assol., ha spesso tono iron.: hai fatto tutto tu? ma sei un prodigio! Con funzione appositiva nella locuz. bambino p., v. bambino, n. 1. 2. ant. Essere fantastico o mostruoso: Un gran p. apparve Subitamente: un drago ... orribile a vedersi (V. Monti).