prodiano
s. m. e agg. Sostenitore della linea politica di Romano Prodi, esponente politico del centrosinistra, già presidente del Consiglio dei ministri e della Commissione dell’Unione europea; di Romano Prodi. ◆ Del resto, appare legittimo dubitare che esista in natura un nome del genere e che possa essere, come si lascia intendere, Michele Santoro o, come ha inteso il direttore di Radio Radicale Massimo Bordin, «Gad Lerner o Santoro». Come se a dirigere il giornale del partito di [Massimo] D’Alema ci potesse andare un prodiano doc come Lerner o addirittura un santoriano doc come Santoro. (Beppe Lopez, Liberazione, 29 febbraio 2004, p. 28, Noi loro & gli altri) • È risuccesso. Nove anni dopo, l’incubo che turbava i sonni dei prodiani ha ribussato alla porta del Senato. (Giorgio Gazzotti, Resto del Carlino, 23 febbraio 2007, p. 6, Primo piano) • Romano Prodi […] ha […] ribadito che la riforma [elettorale] è questione del Parlamento, non del governo (proprio mentre il leghista Roberto Calderoli diceva: «Meglio trattare con Prodi che con [Walter] Veltroni»). Corollario del pensiero prodiano: guai se la verifica del 10 gennaio dovesse ridursi ad uno scontro sulla legge elettorale, anziché dare priorità alla questione salario e al nuovo patto sociale. (Cla. Sa., Mattino, 5 gennaio 2008, p. 11, Primo Piano).
Derivato dal nome proprio (Romano) Prodi con l’aggiunta del suffisso -(i)ano.
Già attestato nella Repubblica del 14 settembre 1994, p. 1, Prima pagina (Antonio Polito).
V. anche antiprodiano.