prodezza
prodézza s. f. [der. di prode agg.]. – 1. L’esser prode, qualità di prode: la p. di un popolo, degli antichi cavalieri; mostrare la propria p.; divenne bellissimo giovane e famoso in p. e in cortesia (Boccaccio). 2. Con sign. concr.: a. Azione da prode, atto di valore e, in genere, atto o impresa in cui si dimostri amore del rischio, sprezzo del pericolo, abilità e capacità fisica, ecc.: le p. di Orlando, di Tancredi; fare grandi, meravigliose p.; gli piace raccontare le sue prodezze. b. Nell’uso fam., in tono iron. o, talora, scherz., azione, comportamento di chi, per spavalderia, imprudenza, fiducia eccessiva nelle proprie forze, eccede nel sottoporre o esporre il proprio fisico a prove, sforzi, rischi che potrebbero essergli dannosi: rispàrmiati questa nuova p.; a una certa età non si possono fare simili prodezze. In tono spreg., cattiva azione, comportamento riprovevole dal punto di vista morale: lascia perdere, conosco le sue p.; tutto il paese è pieno dello scandalo di ieri! Bella prodezza! (Pirandello).