pro2
pro2 〈prò〉 (o prò) s. m. [apocope dell’ant. prode s. m.] (radd. sint.). – 1. Giovamento, vantaggio, utilità. Si usa soltanto in determinate frasi: che pro me ne viene?; a che pro affaticarsi tanto?; e in domande ellittiche: a che pro?, con quale pro?, con quale vantaggio, a quale scopo? A pro, in pro di qualcuno, di qualche cosa, in suo favore o vantaggio, per il suo bene: è tutto a pro nostro, a pro vostro; parlare, operare a pro del paese, dei concittadini; Già decisa in pro vostro è la gran lite (Filicaia); tornare in pro (ant. tornare a pro, tornare pro), riuscire utile: tutto, o più o meno, tornava in pro (Manzoni). Senza pro, inutilmente, invano: ho lavorato tanto ma senza pro, senza alcun pro; nel secondo Giron convien che sanza pro si penta Qualunque priva sé del vostro mondo (Dante). Frequente la locuz. far pro, spec. parlando del cibo, del nutrimento, col senso di «andare in sangue, in buona salute» e sim.: mangia così di gusto che tutto gli fa pro; forse non le aveva fatto pro la cena, aveva mangiato contro stomaco (Cassola); più pro fa il pane asciutto a casa sua, che l’arrosto a casa d’altri (prov.); buon pro!, augurio rivolto a chi sta mangiando o bevendo, o anche nell’alzare il bicchiere; ti faccia buon pro, e sim., detto talvolta con tono canzonatorio a chi ha mangiato e bevuto in abbondanza, o in tono di dispetto a chi ha avuto una grossa fortuna, oppure in tono sprezzante a chi si mostra avido, ecc.: buon pro gli faccia!; ant. e poco com. mal pro (ti faccia, gli faccia!), come cattivo augurio. Per estens., far pro, anche d’altre cose, recare giovamento: roba rubata non fa buon pro (prov.); in altri casi, far profitto, far comodo: quegli scudi, che ne’ mesi della fame le avevan fatto tanto pro (Manzoni); poco com. o ant. con soggetto di persona, profittare, trarre vantaggio: far pro negli studî; far suo pro dei consigli, delle lezioni, degli ammaestramenti. 2. ant. a. Recare a pro, a fine, a buon termine; andare o venire a pro di qualche cosa, venirne a capo, raggiungere lo scopo. b. Interesse, frutto del capitale; in partic., nella Repubblica di Venezia, l’interesse del debito pubblico.