prillare
v. intr. [voce onomatopeica, affine a birillo] (aus. avere), tosc. e letter. – 1. a. Girare rapidamente intorno a sé stesso, detto del fuso, della trottola e sim.: nell’aria prilla il piattello, si rompe Ai nostri colpi! (Montale); intascò le biglie, facendole p. tra le dita in fondo alla tasca del pastrano (I. Calvino). Per estens., oscillare, compiendo quasi un movimento rotatorio: le anfore impercettibilmente prillavano sulla base affusolata (E. Cecchi). b. Raro con uso trans. o assol., far roteare (il fuso o altro): E le donne ripresero a filare, ... Tiravano prillavano accoccavano (Pascoli); rovesci improvvisi di foglie prillate dal vento (R. Longhi). 2. Di persona, girare su sé stesso, far piroette: a ben mostrare la tua nuova gonna Tu mi prilli dinanzi sul tappeto (Landolfi). Con uso trans. (seguito da compl. dell’oggetto interno): ride, prilla il suo solito balletto e dice ... (Pea).