prigioniero
prigionièro (ant. pregionièro, prigionière) agg. e s. m. (f. -a) [dal fr. prisonnier, der. di prison «prigione1»]. – 1. a. Che, o chi, è tenuto rinchiuso in un luogo in modo da essere privato della propria libertà personale, soprattutto con riferimento a militari catturati da uno stato nemico durante operazioni belliche o a chi è rimasto vittima di sequestri e sim.: i p. di guerra (anche assol., i p.); cadere p. dei nemici; fare, prendere p. (anche, per analogia, in alcuni giochi a squadre, per lo più di ragazzi); interrogare i p.; nel giro di perlustrazione la pattuglia fece p. due soldati nemici; trasferire, liberare i p.; è stato venti giorni p. dei banditi; per indicare chi è rinchiuso in carcere per una condanna giudiziaria si usano in genere i termini detenuto e carcerato, salvo che nella espressione p. politico, riferita a chi si trova in carcere per reati o accuse di natura politica o ideologica. b. agg. Detto di chi, per cause varie o anche per propria decisione, è impedito o limitato nei movimenti e nella libertà d’azione: stanco e sfiduciato, ha preferito dire addio al mondo e chiudersi p. in un convento; la rivoluzione ... era entrata in Roma ed aveva commesso l’ultimo sacrilego attentato, spodestando il papa e costringendolo a chiudersi p. in Vaticano (Massaia); spesso in usi iperb. o scherz.: non voglio sentirmi p. in casa mia!; non sono più i tempi in cui le donne erano p. nella casa e le nobildonne nei castelli. Anche con riferimento ad animali: un uccello, il leone p. nella gabbia. Per estens., rimanere p., restare incidentalmente chiuso in un luogo senza poterne uscire: era andata via la corrente e lei era rimasta p. nell’ascensore; è mancata la luce e sono rimasto p. nel garage; e di animale: il topo entrò nella trappola e vi rimase prigioniero. c. agg. In senso fig., di chi è dominato da qualcosa da cui non riesce a liberarsi, o è legato a situazioni che non riesce a superare, e sim.: essere p. dei ricordi, del passato, di un’ideologia, delle proprie passioni; è rimasto p. dei suoi pregiudizî. 2. Riferito a cosa, come agg.: a. letter. Limitato, chiuso in uno spazio ristretto: non si ammiran le acque p. e stagnanti, ma le cascate impetuose (Pananti); dietro i cancelli la mimosa p. offre al vento le sue ciocche di pallido zolfo (Papini). b. Palla p., nome di un gioco di ragazzi cui prendono parte due squadre: ogni ragazzo lancia, a turno, la palla verso la squadra avversaria e, se essa viene presa, egli diventa prigioniero mettendosi alle spalle dei giocatori avversarî; potrà liberarsi prendendo lui la palla che in tiri successivi lanceranno nella sua direzione i compagni della sua squadra. Vince la squadra che fa prigionieri tutti gli avversarî. c. Nelle costruzioni meccaniche, vite p. (o assol., come s. m., prigioniero), vite di collegamento costituita da un gambo filettato alle due estremità con un tratto di separazione intermedio non filettato, in genere cilindrico; una delle estremità (radice) viene completamente avvitata in un foro di uno dei pezzi da collegare, realizzando in tal modo una colonnetta filettata; mediante un dado avvitato all’estremità libera si può collegare al primo pezzo il secondo. 3. Come sost., ant., chi sta di guardia alle prigioni, carceriere: assai son di quegli che a capital pena son dannati, che non sono da’ pregionieri con tanta guardia servati (Boccaccio).