presto1
prèsto1 agg. e avv. [lat. tardo praestus, der. dell’avv. praesto, presente nella locuz., già lat. class., praesto esse «essere pronto, essere a disposizione»; l’uso avverbiale ital., secondo una persuasiva proposta, non deriverebbe direttamente dall’avv. lat., ma sarebbe una avverbializzazione dell’agg., il contrario quindi di ciò che era avvenuto in latino]. – 1. agg., letter. a. Preparato, pronto, riferito a cosa: fece dire all’abate che qualora gli piacesse, il mangiare era p. (Boccaccio); o pronto, disposto, riferito a persona: le disse che ... era presto sempre a servirla (Bandello); a morir non servo Son presto io sempre (Alfieri). b. Rapido, veloce, lesto: ridevano ancora le donne della bella e p. risposta (Boccaccio); anche nel movimento: Una lonza leggiera e p. molto (Dante); Prima i giumenti e i p. veltri assalse (V. Monti). Di uso ant. o letter. la locuz. avv. alla presta, in fretta, alla svelta, subito: ricevo la tua 12 marzo, e rispondo sul fatto, e alla presta perché il corriere viene, e riparte (Foscolo). 2. avv. a. Entro breve tempo, tra poco, o dopo poco: aveva cominciato bene ma si è stancato p.; sono certo che p. le cose cambieranno; avrete p. mie notizie; tornerò p.; arrivederci p., o a p., formule di commiato con cui si esprime l’augurio di un prossimo incontro; in contrapp. a tardi, nella locuz. p. o tardi, prima o poi: p. o tardi dovrà pure farsi vivo. Rafforzato da altro avverbio, o nel superlativo: lo sapremo ben presto; verrò a trovarti prestissimo; al più presto, quanto prima, nel più breve tempo possibile: tornerò al più p., te lo restituirò al più p.; e per indicare un limite: vi consegneremo il lavoro entro dieci giorni al più p., non prima di dieci giorni. b. Rapidamente, in fretta: fai p.; cerca di camminare più p.; torna più p. che puoi; p. e bene raro avviene (prov.); raddoppiato: ha fatto i compiti presto presto; continuava a gridare, chiudendo presto presto la finestra (Manzoni); come esortazione o invocazione: presto, presto, accorrete! c. Con facilità, facilmente, spec. in espressioni come: è p. detto, è p. fatto; si fa p. a dire, a fare, per rimproverare l’altrui leggerezza nel giudicare, nell’agire; faccio p. a dirgli di no; stia attento a quello che dice, perché io faccio p. a denunciarla! d. Dell’uso ant. la locuz. più presto, nel sign. di più volentieri, piuttosto: avrebbe voluto più p. dormire che dipingere (Sacchetti); più p. si può chiamare savio uno animoso che uno timido (Guicciardini). e. Prima del tempo normale, del tempo stabilito o conveniente, prima di un termine che si ricava comunque dal contesto: sono arrivato p. all’appuntamento; andrò p. allo stadio per prendere un buon posto; è p., non sono ancora le sei; ieri sera sono andato a dormire p., perché ero molto stanco; è ancora p., è troppo p. per dare un giudizio sulle sue capacità. f. Di buon’ora, in ora mattutina: si sveglia sempre p. la mattina; domani dovrò alzarmi prestissimo, per prendere il treno. 3. In musica, come agg. e s. m., indicazione agogica che prescrive un movimento molto rapido, più dell’allegro molto e meno della forma di superlativo prestissimo, con cui si indica comunem. la più rapida delle indicazioni di andamento. Per estens., il pezzo da eseguirsi in tale movimento: il p. agitato della sonata «Al chiaro di luna» di Beethoven. ◆ Avv. prestaménte, v. la voce.