presente1
preṡènte1 agg. e s. m. e f. [dal lat. praesens -entis, comp. di prae- «pre-» e ens entis part. pres. di esse «essere», con inserzione di -s- eufonica prob. per attrazione di absens «assente» (dove invece la s fa parte del pref. abs-)]. – 1. a. Che è nello stesso luogo in cui si trova la persona che parla o nel luogo di cui si parla o a cui ci si riferisce (in contrapp. a lontano o ad assente): il mio collega, qui p., può confermare la veridicità delle mie affermazioni; lo scherniscono e mordono tutto il giorno, sì lontano come p. (Leopardi); nessuno di loro era p. quando si verificò l’incidente; gli alunni p. in classe; presente!, esclamazione con cui si risponde all’appello; ant., che è vicino a qualcuno: Ballata, quando tu sarai presente A gentil donna (G. Cavalcanti); con la prep. a, che assiste a qualche cosa, di solito prendendovi parte: gli alunni p. alla lezione; i deputati p. alla seduta; non so niente di quanto è stato deciso, in quanto non ero p. alla riunione; o chi si trova, anche casualmente, sul luogo: la polizia ha raccolto la testimonianza delle persone p. all’accaduto; Angelica invisibil lor pon mente, Sola a tanto spettacolo presente (Ariosto). In partic., p. alle bandiere, nella seconda guerra mondiale, riferito a militari caduti in guerra o dichiarati irreperibili (erano considerati presenti per 12 mesi dopo la loro morte o scomparsa). Usato anche in costruzioni assolute con sostantivo o pronome (più com. alla presenza di): presente il padre, la madre; è stato interrogato dal magistrato, presente il suo legale; lo ha detto me presente, alla mia presenza, davanti a me. Frequente come sost., spec. al plur., chi è presente in un luogo, chi assiste o partecipa direttamente a qualche cosa: prendere nota dei p.; si richiede una maggioranza costituita dalla metà più uno dei p.; c’è la testimonianza dei p. al fatto; esclusi i p. (o i p. sono sempre esclusi), frase abituale con cui si intende escludere da una critica o da un’osservazione negativa, di carattere generale, le persone con cui si sta parlando. b. Talvolta riferito alla cosa di cui si parla o a cui ci si riferisce, con sign. affine a questo: nel caso p. si può fare un’eccezione; E dentro a la p. margarita Luce la luce di Romeo (Dante); che è sotto gli occhi di chi parla, ascolta o legge: la p. edizione è stata riveduta e corretta; il p. articolo, il p. saggio, il p. libro, quello che l’autore ha tra le mani e che sarà poi nelle mani del lettore; analogam., in formule epistolari, soprattutto burocratiche e commerciali, ormai piuttosto rare: il latore del p. biglietto; la p. lettera (e assol., come s. f., la presente), la lettera che si sta scrivendo o che il destinatario sta leggendo: con la p. vi informiamo che abbiamo ricevuto la merce. c. In unione col verbo essere in funzione predicativa (anche nel linguaggio tecn. e scient.), trovarsi, rinvenirsi, con riferimento a elemento, sostanza e sim. la cui esistenza viene controllata sperimentalmente: sono p. nell’urina lievi tracce di sangue; nel campione d’aria è p., in notevole quantità, ossido di carbonio; e più genericam.: un motivo che è sempre p. nelle opere di questo scrittore. d. fig. Che non si allontana dalla mente, che è vivo nel pensiero, nell’animo: le sue parole sono sempre p. nei miei pensieri; avere p., ricordare perfettamente: è un particolare che non ho ben p.; fare p., sottoporre all’attenzione altrui, fare notare: ti faccio p. che io non desidero essere coinvolto in questa faccenda; tenere p., tenere conto di qualche cosa nel formulare un giudizio, nel prendere una decisione e sim.: tieni p. che ..., tieni conto del fatto che ...; tenere p. una persona, non dimenticarsene al momento opportuno: se avrai bisogno di un altro collaboratore, tienimi presente. Con accezione propria, essere p. a sé stesso, essere lucido di mente, perfettamente padrone delle proprie facoltà, consapevole delle proprie azioni e reazioni. 2. Che esiste o si svolge nel momento in cui si parla, nel tempo in cui si vive, oppure nel momento, nel tempo a cui ci si riferisce (in contrapp. a passato e futuro): il tempo p.; l’età p.; la p. settimana (più com. questa settimana); il p. anno (più com. il corrente anno, quest’anno); contemporaneo: la p. generazione; i miei protesti Udrà il mondo p., udrà il futuro (T. Tasso); attuale: la situazione p. non consente di prendere nessuna decisione; nelle p. condizioni non si può fare altro che aspettare. Che fa parte dell’attuale vita umana, contrapposta all’eternità: e mi sovvien l’eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei (Leopardi); talora, nell’uso letter., terreno, cioè di questo mondo: le p. cose Col falso lor piacer volser miei passi (Dante); sostantivato al plur., i presenti, le persone che vivono attualmente (in contrapp. agli antenati e ai posteri): Fiorenza ... secondo che l’antiche storie e la comune opinione de’ p. pare che vogliano, ebbe inizio da’ Romani (Boccaccio). 3. In grammatica, tempo p. (o assol. presente s. m.), tempo del verbo che indica azione che si compie nel momento in cui avviene la comunicazione linguistica: il p. dell’indicativo, del congiuntivo; infinito, participio, gerundio p.; congiuntivo, condizionale p.; nelle narrazioni il presente (p. storico o narrativo) può esprimere anche fatti e avvenimenti passati o futuri rispetto al momento oggettivo in cui avviene la comunicazione, conferendo più forza e drammaticità all’azione (per es., nel Manzoni: «agli altri furfanti ... il terribile tocco fece la stessa impressione: si confondono, si scompigliano»); il presente può anche essere usato in luogo del futuro, quando il tempo sia indicato da un avverbio o da un’espressione avverbiale (domani è il mio compleanno); il presente è usato inoltre con funzione atemporale (p. atemporale) per enunciare constatazioni e verità considerate sempre vere, valevoli in ogni tempo (per es., nel Foscolo: «Anche la Speme, / ultima Dea, fugge i sepolcri; e involve / tutte cose l’obblio nella sua notte; / e una forza operosa le affatica / di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe / e l’estreme sembianze e le reliquie / della terra e del ciel traveste il tempo»). 4. s. m. a. Il tempo che ora corre, e anche l’insieme degli avvenimenti che in esso si verificano, lo stato attuale delle cose (in contrapp. al passato e al futuro): godi il p. e non ti preoccupare dell’avvenire; i problemi, le difficoltà, le ansie del p.; si ritiene che fosse la miglior donna che sia stata insino al p. (Leopardi). b. Come s. m., entra inoltre in alcune locuz. avv., di uso letter. o ant., tra cui al presente (ant. a presente), ora, attualmente, o anche allora, in quel tempo: perché queste variazioni sono ne li uomini non intendo al p. mostrare (Dante); al p. viveva quasi del tutto a carico della figlia (Gozzano); di presente, subito, immediatamente, senza indugio: di p. gli cadde il furore e la sua ira si convertì in vergogna (Boccaccio); comanderò ai pesci, a le serpi, a le fiere ... che vegnano tutti a me di p., senza fare dimora alcuna (Sannazzaro); o in questo tempo, in questo momento: mostrando chiaro a questo modo di non poter diventare mai uomini pratici, almeno in quella sfera d’azione cui mirano di presente (B. Croce); per il p., ant. per al presente, per adesso; per al p. io scrivo una novelletta ch’io trassi dal mondo de’ morti (G. Gozzi). 5. a. Con uso di avv., presentemente, adesso, o subito: Ergo, presente facciàn correttura (Iacopone), facciamo subito ammenda (dei nostri peccati), emendiamoci. b. ant. Come cong. temporale, presente che, di presente che (anche con che sottinteso), appena che, tosto che: Dille ch’io credo in gioia ristorare Presente ch’io vedrò sua segnoria (Ch. Davanzati). ◆ Avv. preṡenteménte, ora, nel momento attuale: presentemente passo la maggior parte del mio tempo a leggere; per quanto riguarda il presente, per ora, per il momento: presentemente siamo sforniti di questo prodotto.