posta1
pòsta1 s. f. [lat. pŏsĭta, part. pass. femm. di ponĕre «porre»; cfr. posto part. pass. e s. m.]. – 1. a. ant. Posto assegnato o stabilito per fermarsi temporaneamente o per stare definitivamente: li angeli dier volta, Suso a le p. rivolando iguali (Dante); anche, genericam., posto: o anime crudeli Tanto che data v’è l’ultima p. (Dante), con riferimento alla regione più profonda dell’inferno. Talvolta, luogo in cui si abita, dimora, nelle espressioni non aver p. ferma, non avere dimora stabile; dare di sé p. ferma, far sapere il luogo in cui ci si trova o dove si può esser trovati; con sign. lievemente diverso, non avere p. di qualcuno, non sapere dove si trovi, non poterlo rintracciare; p. di lui non si potea avere, come colui che sempre stava avvisato in queste faccende (Sacchetti). b. Posto assegnato a ciascun animale nella stalla: I cavalli normanni alle lor poste Frangean la biada con rumor di croste (Pascoli). Più genericam., luogo di sosta o di soggiorno degli animali (questo sign., ant., si conserva ancora in qualche uso locale, come, per es., in Puglia, dov’è sinon. di stazzo, addiaccio). c. ant. Luogo di ormeggio dei bastimenti; il sign. rimane tuttora nelle locuz.: àncora di posta, denominazione generica delle ancore che si trovano normalmente pronte all’uso, disposte all’estremità prodiera della nave, vicino al dritto di prua (mentre l’ancora di riserva, che non è pronta all’uso, si dice àncora di speranza); asta di p., asta che si fa sporgere trasversalmente dalla murata di una nave all’ancora, per ormeggiarvi le sue imbarcazioni. d. ant. Spazio di suolo che, in una piazza o mercato, è occupato da ciascuno dei venditori di frutta, erbaggi, ecc. e. Più com., il luogo e la posizione in cui il cacciatore attende la selvaggina, sia che questa vi giunga spontaneamente sia che vi venga spinta dai battitori o inseguita dai cani: venire Sente ’l porco e la caccia a la sua p. (Dante); assegnare le p.; mettersi, stare alla p. (cfr. appostare1); aspettare il cinghiale alla p.; esser fermo alla posta. Analogam., pésca di posta, la pesca esercitata gettando le reti in un punto determinato e aspettando che il pesce vi resti preso (per es., quella dei tonni con le tonnare); per le reti da p., v. rete, n. 1 a. Per estens., fare la p. (meno com. le p.) a qualcuno, stare in agguato, stare nascosto per spiarlo o sorprenderlo, o anche per affrontarlo e parlargli contro il suo volere (cfr. appostare1, appostarsi): non posso star fuori di casa, coi nemici che ho in giro ... mi farebbero la posta, ci rimetterei la pelle di certo (Bacchelli); ant., andare a p. sicura, in un luogo dove si è certi che venga o si trovi l’animale che si insegue o, per estens., la persona che si cerca (cfr. l’odierno andare a colpo sicuro). f. ant. o region. Luogo fissato come punto di ritrovo per un incontro, un appuntamento: mandò a dire alla donna andasse senza sospetto alla p. consueta (Guerrazzi); dare posta, darsi la p., dare a qualcuno la p., dare o darsi un appuntamento: [Agnese] voleva vedermi, e mi dava posta per domenica alla stessa ora (F. De Sanctis). 2. Fermata, tappa, stazione. Nell’uso region., ciascuna delle 14 stazioni della Via Crucis; anche, ciascuna delle parti del rosario in cui si commemora un mistero della vita di Maria e si recita un paternostro, dieci avemmaria e un gloria: avevo creduto di poter recitare strada facendo qualche p. del rosario (Silone). In partic.: a. Il posto dove sostavano le corriere e si cambiavano i cavalli, nei tempi in cui l’unico mezzo di trasporto da luogo a luogo (sia di viaggiatori sia di corrispondenza e pacchi) era costituito da vetture a cavalli: la prossima p. era a circa dieci miglia; alla p., i viaggiatori scesero di carrozza per far colazione. Maestro (o mastro) di posta, chi aveva l’incarico di dirigere una stazione di posta, provvedendo al cambio dei cavalli e insieme al ritiro, allo smistamento e all’inoltro della corrispondenza; oggi in Alto Adige l’espressione (come traduz. del ted. Postmeister) indica il direttore di un ufficio postale. b. Per estens., tratto di strada fra una posta e l’altra, da percorrere con una stessa muta di cavalli; tappa: piansi durante tutta la prima p. (Alfieri); se la giornata sarà fresca ... allungherò la strada di tre poste (Foscolo); correre la p. o correre le p., andare per le p., viaggiare in diligenza, avanzare in fretta di posta in posta, anche per portare lettere, plichi e sim. in qualità di corriere, e per estens., essere rapido, solerte, o procedere celermente: quando si prova, vorreste che si andasse per le p. per finir presto (Goldoni). c. Il servizio regolare di corriera: stazione di posta; carrozze, vetture, cavalli di posta; le lagnanze de’ viaggiatori contro le p. del Nord (Gioia). d. La vettura stessa: la partenza, l’arrivo della p.; attaccare i cavalli alla posta. e. Più spesso, la corriera come mezzo di trasporto della corrispondenza e di plichi varî: vi mando questa lettera, questo pacchetto per p.; a posta corrente, a (stretto) giro di posta, nel tempo necessario per ricevere una lettera o per rispondere (letteralmente, facendo partire la risposta a una lettera con la vettura stessa con cui la lettera è giunta, o con la prima che torna; cfr. l’espressione equivalente a volta di corriere): mandami a p. correntissima ... quella famosa e mia cara miniatura (Leopardi). f. Ciascun servizio, ciascuna spedizione postale con corriere: ti ho spedito il libro con la p. di ieri; la p. non è ancora passata; per decidere, aspettiamo la p. di domani; queste due ultime tue che ricevo ora colla p. delle 9 (Tarchetti). 3. estens. a. Servizio che provvede alla spedizione e alla trasmissione, nonché al ritiro e al recapito, di corrispondenza, pacchi, vaglia, ecc.: il funzionamento, l’organizzazione della p.; la p. funziona male; spedire per p. (in passato, per posta ordinaria); spese di p., le spese prescritte per l’affrancatura; p. celere (v. postacelere); p. prioritaria (v. prioritario); p. raccomandata (v. raccomandato, nel sign. 2); p. assicurata (v. assicurato, nel sign. 3); p. aerea, il servizio di posta eseguito mediante aeroplani di linea; p. pneumatica, servizio, ormai in disuso, per il rapido inoltro della corrispondenza all’interno di uffici, fabbriche, ecc., basato su una serie di tubazioni, attraverso le quali, per compressione o per aspirazione di aria, venivano convogliate celermente le corrispondenze contenute in un astuccio che funge da veicolo. b. L’organizzazione del servizio postale, e l’insieme degli organi, delle persone e degli uffici che provvedono a espletarlo (in questo senso, per lo più al plur. e con iniziale maiuscola): essere impiegato alle Poste. c. L’edificio in cui, nelle città, hanno sede i varî uffici postali; più genericam., ufficio postale: andare alla p.; la p. di piazza Mazzini; la p. centrale; i giardinetti vicino alla p.; ferma in p., oggi più com. fermo posta o fermoposta (v.), dicitura apposta sulla busta delle lettere che non vengono recapitate a domicilio, ma sono tenute a disposizione del destinatario presso l’ufficio postale che le riceve. d. L’insieme delle lettere, delle stampe, della corrispondenza in genere, dei plichi e sim. spediti o ricevuti tramite il servizio postale: levare, ritirare, timbrare la p.; distribuire la p.; p. in partenza, in arrivo. Con valore generico, corrispondenza, o anche singola lettera: c’è p. per me?; è molto che non ricevo p. da lui; riceviamo ogni giorno molta posta. e. Per analogia, piccola p., la p. dei lettori e sim., titolo di rubriche di quotidiani e periodici nelle quali il direttore risponde brevemente a lettere speditegli dai lettori, o nelle quali un esperto risponde a quesiti d’argomento medico, igienico ed estetico, legale, amministrativo, ecc. posti dai lettori. f. In informatica, p. elettronica (ingl. electronic mail: v. e-mail), l’insieme delle procedure che permettono lo scambio di messaggi tra utenti di uno stesso computer o di computer diversi, variamente collegati tra loro (per es., per mezzo di linee telefoniche). 4. Ciò che si pone. In partic.: a. Somma di denaro che si arrischia in un gioco: stabilire la p.; fare le p.; distribuire le p.; la p. minima è di dieci euro; una p. alta, bassa; qual è la p. in gioco, o di gioco?; versare, raddoppiare la p.; in poco tempo ha perso tutta la p.; analogam., la p. di una scommessa; anche, puntata al gioco del lotto. In senso fig., ciò che si può vincere o perdere in un’impresa di vario genere (anche un bene morale, o la vita stessa): fino a ieri giocavi con la p. della tua vita (Monelli); la p. in gioco è molto, troppo alta; con altro sign., non stare alla p., non mantenere i patti. b. Nella tessitura, la quantità di filato che si mette ogni volta nell’orditoio. c. Nella fabbricazione della carta a mano, la pila, costituita da fogli e da feltri alternati, che veniva sottoposta a una prima disidratazione mediante pressa; p. bianca, quella costituita dai soli fogli e che veniva sottoposta a una seconda spremitura, con pressione minore rispetto alla precedente. d. Nelle costruzioni civili, ciascuna delle strisce verticali di malta collocate (a una distanza l’una dall’altra di 1-1,5 m) sulle pareti grezze ancora da intonacare, aventi lo spessore che dovrà avere l’intonaco rustico in modo che su di esse, quando si siano rassodate, possa essere appoggiato e fatto scorrere il regolo per spianare la malta spruzzata tra le poste stesse. e. In contabilità: p. di un conto, partita registrata in un conto; p. di bilancio, elemento attivo o passivo di un bilancio d’impresa, oppure entrata o uscita esposta in un bilancio di previsione. f. ant. La paga che veniva corrisposta ai soldati e ufficiali nelle compagnie di ventura (in quanto era posta, cioè fissata, stabilita, in una somma determinata). 5. ant. Imposta, di porte o finestre, cioè affisso, infisso, battente. 6. ant. Tassa, imposta, sia in senso generico sia come quota d’imposta attribuita a ciascun contribuente; anche, il singolo contribuente, la partita iscritta a suo nome sul libro dei tributi; p. bianca, se accanto al nome del contribuente non figurava per qualsiasi ragione imposta alcuna; p. pagante, se il contribuente era in regola con i pagamenti; p. deficiente, incognita, vana, se era moroso. 7. ant. o region. Modo d’esser fatto, dimensione, grossezza, nella locuz. di questa p., siffatto, grosso così e sim.: non avevo mai veduto un pane di questa p. (Alvaro). 8. In usi region., avventore fisso, cliente abituale di un negozio: uscivano ... dalle botteghe dei fornai quei fattorini che con una gerla carica di pane andavano a portarne la quantità convenuta, ai monasteri, alle case dei ricchi, insomma ... alle poste loro (Manzoni). 9. Locuz. avv. a posta, con varî usi: a. Con deliberata intenzione, con il preciso fine e sim. (v. apposta, che è oggi la sola grafia in uso): tengo per fermo che anche le lucertole e i moscherini si credano che tutto il mondo sia fatto a p. per uso della loro specie (Leopardi). b. Nella forma rafforzativa a bella posta, per sottolineare l’intenzionalità dell’atto compiuto o che si compie: l’ho fatto a bella p.; lasciava credere a bella p. di esser già partito. c. In unione con un agg. possessivo, o seguito da una specificazione, secondo il piacere, la volontà, il desiderio e sim.: qui ognuno può andare e venire a sua p.; io non posso fare caldo e freddo a mia p. (Boccaccio); anche, ant., a richiesta, a istanza, dietro ordine: quell’altro magnanimo, a cui posta Restato m’era (Dante); il re è un essere ... il quale dee moversi a p. di questo e di quello (Carducci); tenere a propria p., a propria disposizione: una giovinetta che tu tenevi a tua p. (Boccaccio).