possibile
possìbile agg. [dal lat. possibĭlis, der. di posse «potere»]. – 1. a. In senso assoluto e oggettivo, detto di tutto ciò che può esistere in quanto non contraddice alle leggi generali dell’essere, o che si può verificare non essendo in contrasto con le condizioni di una particolare situazione: quindi, che può essere o avvenire, che si può avere, che può esser dato, concesso e sim.: le cose p.; fatti, eventi p.; bisogna pensare alle p. conseguenze; considera i p. rischi; nessuna speranza è p., a questo punto; a questo mondo tutto è p., frase quasi proverbiale che, a seconda dei casi, esprime una visione ottimistica o pessimistica delle cose mondane. In senso soggettivo, detto di tutto ciò che non si sa se avverrà oppure no, o anche di ciò che sembra avere qualche probabilità di esito, di riuscita: è ancora p. il suo ritorno; ritieni p. la nostra vittoria?; in funzione di predicato con valore neutro: è p. che piova; è p. che non si faccia più vedere; non è p. che ancora non lo sappia; anche in usi ellittici: vorrei dell’acqua, se possibile; in frasi interrogative, spec. ellittiche, per esprimere incredulità o stupore: possibile?; è mai possibile?; ti pare p. una cosa simile? Come risposta di tono interlocutorio, con sign. analogo a «può darsi, forse, è probabile»: «Pensi che lo sappia?» «Possibile». Nell’espressione negativa non è p. che ..., per negare che una cosa o un fatto abbia, o abbia avuto, qualche probabilità di essere, di accadere, di verificarsi: non è p. che le cose stiano così; non è p. che siate tanto ingenui; non è p. che sia stato lui a parlare; anche ellitticamente, come esclamazione: non è p.!, per negare recisamente un fatto, spec. in tono di grande meraviglia e stupore. b. Che può esser fatto, compiuto, attuato: se non è p., lasciamo perdere; ho fatto quanto era umanamente p.; rendere p. qualche cosa, fare in modo che questa possa esser fatta (o che, comunque, possa verificarsi): il suo intervento ha reso p. la soluzione del caso. L’espressione è p. equivale spesso genericam. a si può: è p. essere così crudeli?; è p. dire di più?; analogam., non è p., non si può, non si riesce: questa carne è così dura che non è p. masticarla; non è p. uscire con questa pioggia; preceduta da un compl. di termine, mi è p., non mi è p., ecc., per esprimere una possibilità, o un’impossibilità, che dipende da capacità, facoltà, volontà proprie o altrui o che tiene conto di particolari circostanze dalle quali dipende il verificarsi, o meno, di un fatto: verrò, se mi sarà p.; non mi è p. aiutarvi; non gli è stato p. telefonarci prima; correva quanto gli era p.; non ci è stato assolutamente p. venirvi a prendere. In unione con la prep. a seguita da un infinito, soprattutto nell’uso letter.: le cose p. a farsi, a dirsi, che possono esser fatte, dette. c. Come rafforzativo di superlativi relativi e di comparativi: comportatevi nel miglior modo p.; ha lavorato con la maggior attenzione p.; cerca di tornare il più presto p. (o più presto che sia p.); telefonami prima possibile. d. Con valore enfatico, in unione con gli agg. indefiniti ogni, qualsiasi, tutto, ecc.: ha compiuto ogni p. sforzo (oppure ogni sforzo p.); ci è preclusa ogni p. via d’uscita; qualsiasi soluzione p. mi va bene; ha fatto tutti i mestieri possibili. 2. fig. Sopportabile, tollerabile, accettabile (per ellissi delle espressioni p. a sopportare, a tollerare, ad accettare): in tutto il paese non c’è una trattoria p.; finalmente un albergo possibile!; meno com. riferito a persona, su cui si possa fare assegnamento o sim.: si era subito esercitato il calcolo ... degli «uomini possibili» da parte delle ragazze (Arbasino). 3. Nell’aristotelismo scolastico, intelletto p. (intellectus possibilis), l’intelletto in quanto è «in potenza», cioè potenzialmente, in grado di conoscere, e in qualche modo di «divenire» tutte le cose (nel greco di Aristotele: νοῦς τῷ πάντα γίνεσϑαι). 4. Sostantivato con valore neutro: a. In senso assoluto, ciò che è possibile, ossia può essere, può esistere: la sfera, i limiti del possibile. b. Ciò che è nelle capacità umane o di una persona in particolare: fare il p., tutto il (proprio) p., tentare il p. e l’impossibile, impegnarsi in un’impresa o per uno scopo con tutte le risorse di cui si dispone. ◆ Il superl. possibilìssimo è usato soprattutto, in tono enfatico, per affermare una buona possibilità o probabilità che qualcosa si verifichi o venga fatto: è possibilissimo che accetti; è possibilissimo che sia come dici tu; anche come risposta: «Verrai alla festa?» «Possibilissimo». ◆ Avv. possibilménte, potendo, se è possibile: possibilmente, ti telefonerò domani; bisogna presentarsi possibilmente in abito da sera.