possesso2
possèsso2 s. m. [dal lat. tardo possessus -us, der. di possidere «possedere», part. pass. possessus]. – 1. a. Nel linguaggio giur., potere di fatto che si esercita su una cosa, su un bene, anche non materiale, avendone la detenzione e l’uso e godendone i frutti, indipendentemente dal fatto di averne la proprietà o altro diritto reale: p. di un diritto, di un titolo, di una dignità; p. legittimo, illegittimo, giusto, ingiusto; p. pacifico, incontrastato; p. di buona fede, di mala fede, a seconda che leda, inconsapevolmente o consapevolmente, un diritto altrui; avere, acquistare, ottenere, conferire, trasmettere, trasferire, rivendicare, perdere il p. di un bene; possesso di stato, espressione del diritto di famiglia che ha rilievo quando, mancando per qualsiasi ragione l’atto di nascita, si voglia provare lo stato di figlio legittimo a carico di un soggetto, a partire dal fatto che costui abbia sempre goduto di un trattamento familiare e di una considerazione sociale corrispondente. Prendere p., iniziare un rapporto con un determinato bene: prendere p. di un fondo; l’inquilino ha già preso p. dell’appartamento; anche, iniziare un rapporto di lavoro o d’impiego, e quindi assumere un ufficio, una carica, spec. se questo avviene con una certa solennità di cerimonia e con le formalità prescritte: prendere p. della presidenza, della diocesi, della cattedra; analogam., presa di p., l’atto iniziale del rapporto: la presa di p. di una casa, di una carica; presa di p. di un territorio, in diritto internazionale, l’atto materiale con cui uno stato s’insedia in un territorio che non appartiene in sovranità ad alcun altro stato, e che è internazionalmente appropriabile; immettere nel p. di un bene, immissione in p., v. immissione. b. Quasi p. (del diritto), espressione che indica il possesso di un diritto, cioè l’esercizio di fatto di un diritto di proprietà su cosa altrui (lat. quasi possessio iuris). c. Nel linguaggio com., facoltà di usare, di disporre liberamente di una cosa, di un bene, anche non materiale (non sempre vi è una netta distinzione fra il concetto di possesso e quello di proprietà, per cui talvolta i due termini sono sentiti come equivalenti): il p. di un terreno, di un podere, di una villa; il pieno p. della libertà; essere in p. di una formula segreta; rientrare in p. di un oggetto rubato; i gioielli di famiglia sono di nuovo in mio p.; entrare in p. di una somma, di un’eredità (e, in senso fig., di una carica, di un ufficio e sim.); venire in p. di importanti documenti (e, in senso fig., di informazioni riservate, di notizie esclusive, ecc.); quest’accezione generica del termine è presente anche in diritto penale in espressioni quali p. ingiustificato di valori, p. ingiustificato di chiavi alterate o di grimaldelli, p. abusivo di armi da fuoco, ecc.; nell’uso corrente: è stato fermato perché trovato in p. di un’arma, di refurtiva, di droga. 2. estens. e fig. a. Unione carnale, congiungimento sessuale: poté sperimentare quanto importante sia il p. di una donna lungamente desiderata (Svevo). b. Padronanza, dominio, controllo: avere il pieno p. (o essere nel pieno p.) delle proprie facoltà mentali; essere, non essere in p. di sé, avere o no il controllo e la coscienza delle proprie azioni (cfr. il più com. essere, non essere, padrone di sé); riprendere p. di sé, ritornare in sé, riacquistare lucidità. c. Conoscenza piena e sicura: avere il pieno p. della materia, di un argomento; ha il perfetto p. della lingua; lo scrittore è giunto al pieno p. dei suoi mezzi espressivi; don Ferrante ... non solo ne ragionava con vero p. [di scienza cavalleresca], ma pregato frequentemente d’intervenire in affari d’onore, dava sempre qualche decisione (Manzoni). 3. In senso concr., spec. al plur., beni immobili, terre, campagne che si possiedono (e di cui in genere si ha anche la proprietà): la villa è un mio intangibile p.; ha finalmente riavuto i suoi p.; è stato cacciato dai suoi p.; anche, meno com., possedimento: p. coloniale; gli ultimi p. dell’Austria.