portento
portènto s. m. [dal lat. portentum, propr. «presagio, segno celeste», der. di portendĕre «presagire» (v. portendere)]. – 1. Avvenimento o fatto che si presenta fuori dell’ordine naturale delle cose o che comunque ha dell’eccezionale e del meraviglioso: Era apparito in que’ dì gran prodigi, Portenti, auguri e segni e casi strani (Pulci); oh anno de’ portenti, Oh primavera de la patria (Carducci). 2. Con sign. estens. ed enfatico, analogo a quello di miracolo e prodigio: a. Fatto straordinario o comunque inconsueto, spec. nelle locuz. fare, operare portenti, con riferimento a persona capace di ottenere risultati insperati, o a cosa cui si attribuiscono efficacia e potenza straordinarie, quasi miracolose. b. Con funzione predicativa, di persona che si stacchi dalla norma per doti eccezionali o per l’alto grado in cui possiede determinate qualità: quel ragazzo è un p., un vero p., a scuola è stato sempre un p.; che portento quel violinista!; e specificando: essere un p. di intelligenza, di cultura, di memoria; v’ho detto ch’era umile, non già che fosse un p. d’umiltà (Manzoni); anche iron.: sei proprio un p. di intuito, di prontezza di riflessi; nel frantendere le questioni e nel prendere un violino per un trave, quell’ex colonnello era un p. (Rovani); e assol.: che portento! Analogam., di prodotti dell’arte e dell’ingegno o di altri ritrovati che sorprendono per le qualità o, rispettivam., per l’efficacia dei risultati: questo film è un p.; prodotto reclamizzato come un p.; mi hanno assicurato che quella dieta dimagrante è un portento.