portella
portèlla s. f. [lat. tardo portĕlla (in glosse), dim. di porta «porta1»]. – 1. In genere, piccola porta (apertura e battente); il termine, che si alterna con portello o sportello, è usato per indicare le piccole porte di un armadio o di altro mobile, quelle che chiudono la bocca di un forno o di una stufa, quelle interne delle carrozze ferroviarie e tranviarie, quelle ricavate nelle grandi porte di un palazzo, di un castello, di una città, ecc. In partic., portelle d’organo, le due ante che, secondo un uso diffuso nell’Italia settentr. durante il Rinascimento, chiudevano la cassa di un organo, il più delle volte con la scena dell’Annunciazione raffigurata nella parte interna, di modo che le due figure si vedessero quando le due portelle erano aperte. 2. Nei proiettori per segnalazioni a lampi di luce, schermo composto di strisce di metallo che in posizione di riposo chiudono il vetro anteriore del proiettore, mentre manovrate si dispongono normalmente ad esso e lasciano passare la luce. 3. In geografia (come dim. di porta1, nel sign. 4 a), piccolo varco in montagna che consente il passaggio (per es., la p. del Gran Sasso).