porro
pòrro s. m. [lat. pŏrrum o pŏrrus, col sign. 1, dal quale si è sviluppato il secondo per traslato]. – 1. Nome comune di una specie di aglio (Allium porrum), dal bulbo ovoideo, allungato, semplice, per lo più senza bulbilli, con tuniche bianche, derivato con la coltura dal porrandello; si coltiva come ortaggio in diverse varietà, nelle regioni temperate, e di esso si adoperano il bulbo e la parte inferiore del fusto e delle foglie, spec. per fare salse e zuppe. P. sèttile, ant. p. settivo, altri nomi (già nel lat. classico: v. settile e settivo) dell’erba cipollina (v. cipollina) o aglio ungherese (Allium schoenoprasum), erroneamente mutati, da autori recenti, in p. sottile. Locuzioni fig. (oggi poco com.): mangiare (o prendere) il p. dalla coda, cominciare dalla cosa meno importante, fare le cose alla rovescia; non vale una buccia di p., non vale nulla (al contr., non è una buccia di p., vale o importa molto); predicare ai p., sprecare il fiato, parlare invano; piantare un p., raccontare una fandonia, raggirare, ingannare. 2. Nome dato correntemente alla verruca volgare (v. verruca), e meno propriam. anche ad altre escrescenze cutanee, come i nei: rammento ... i suoi p. col ciuffetto di peli sulla guancia e sul mento (Pratolini). ◆ Dim. porrétto, porrino, porro giovane (nel sign. 1).