porre
pórre (ant. pónere) v. tr. [lat. pōnĕre] (io póngo, tu póni, egli póne, noi poniamo [ant. pogn(i)amo], voi ponéte, essi póngono; pass. rem. pósi, ponésti, póse [ant. puòse], ponémmo, ponéste, pósero [ant. puòsero, pósono, puòsono]; fut. porrò [ant. ponerò], ecc.; condiz. porrèi [ant. ponerèi], ecc.; pres. cong. pónga [ant. pógna] ..., poniamo, poniate [ant. pogn(i)amo, pogn(i)ate, e ponghiamo, ponghiate], póngano; part. pass. pósto [ant. pòsito e ponuto]; le altre forme dal tema pon-: ponévo, ponèndo [ant. pognèndo], ecc.). – 1. È in genere sinon. di mettere, rispetto al quale ha però uso assai meno largo e oggi certamente meno comune; inoltre, mettere esprime sempre l’idea del moto, che in porre è più debole (sicché si dice meglio porsi a sedere che porsi in cammino). Frequente nell’infinito la forma tronca por, spec. in alcune locuz.: por mente, por mano, por fine, por termine, senza por tempo in mezzo, ecc. Tra gli usi che ha in comune con mettere, e in cui perciò i due verbi si potrebbero scambiare: p. le schede nello schedario, i libri sulla mensola, un vaso sul davanzale, i vestiti nell’armadio, la minestra sul fuoco, il vino in fresco; p. le valigie sulla reticella; p. la firma su un documento; p. il bambino nella culla; p. una sentinella di guardia; p. in versi, in musica, in rima; p. in ordine, in disordine; p. in salvo; p. a frutto, a interesse un capitale; p. un termine, un limite, un fine; p. il piede in fallo. Nel rifl.: porsi a tavola, in un angolo, accanto al fuoco; porsi a sedere; porsi in mezzo; porsi in viaggio, in marcia; porsi in contatto con qualcuno; porsi in salvo; porsi nelle mani di qualcuno; porsi all’opera; porsi in posizione supina. Comuni le locuz.: p. al bando, a confronto, a effetto, a morte, ai voti; p. in atto, in chiaro, in croce, in dubbio, in pericolo, in fuga; p. in grado, in opera, in esecuzione, in vendita; p. a repentaglio; p. al coperto, al riparo. Col senso di supporre, ammettere, le locuz. poniamo che (o di), poniamo il caso che (o di): poniamo che l’imputato abbia mentito; poniamo di avere torto; poniamo il caso che si tratti di un errore; poniamo il caso che io arrivi troppo tardi; poniamo il caso di vincere le elezioni; anticam., inoltre, poniamo che fu anche usato come cong. concessiva, col sign. di sebbene, quantunque. Manca invece a porre il sign. generico di introdurre, attaccare, installare, o quelli fig. di cagionare, ispirare e sim. (come sarebbe p. timore, p. soggezione e sim.). Del tutto antiquati i sign. di stabilire (e anche fissare un prezzo), imporre (tributi e sim.), impostare (una spesa, un conto, un bilancio e sim.). 2. Più com. di mettere nei sign. di collocare, posare e affini (che sono proprî di porre): egli pose una mano sul capo; le pose un fiore tra i capelli; Ambo le mani in su l’erbetta sparte Soavemente ’l mio maestro pose (Dante); p. le fondamenta, le basi di un edificio, di una costruzione (e fig.: p. le basi, le fondamenta di una nuova cultura, di una società civile); p. la prima pietra, dare inizio a una costruzione; p. il campo, le tende, accamparsi; p. l’assedio, assediare; p. a vigna, a frutteto un terreno, piantarvi viti, alberi da frutto. In altri casi, la preferenza per porre è in relazione non al sign., ma al tono più elevato, più ricercato di tutta la frase (per es., p. in oblio rispetto a mettere in dimenticanza). 3. In uso proprio nei sign. che seguono: a. ant. Deporre, smettere: Posto l’orgoglio e quel sembiante altiero, Umilmente a Zerbin si raccomanda (Ariosto). Più esplicitamente con l’avv. giù: Pon giù omai, pon giù ogne temenza (Dante). b. Collocare e dedicare (una lapide, un monumento e sim.), nelle iscrizioni sepolcrali e commemorative: la moglie pose a perenne memoria; i cittadini posero con animo riconoscente. Frequenti con questa accezione le abbreviazioni P. e PP. per pose e rispettivamente posero, o piuttosto per le corrispondenti forme latine posuit e posuerunt. c. letter. Costruire, erigere: i templi ... l’arte non pose a questo fine (Parini). d. Affermare un’opinione, proporre una tesi e sim.: Democrito che ’l mondo a caso pone (Dante). Più in partic., nel linguaggio filosofico, stabilire una proposizione, una tesi, come punto di partenza di una dimostrazione, o, con altro senso, attribuire realtà esistenziale a un oggetto: p. una premessa; p. un mondo ideale oltre le apparenze sensibili; secondo gli idealisti, l’io pone l’oggetto. Analogam., in matematica, ammettere come dato, assumere, e, in partic., attribuire un valore a una variabile: il caso che si ottiene ponendo a = 2; posto xy = z, se ne deduce la seguente uguaglianza. e. In molte delle locuz. seguenti, esclusive di questo verbo, porre non può essere sostituito da mettere: p. una domanda, rivolgerla; p. un quesito, proporlo alla soluzione; p. una questione, impostarla (con avverbî o complementi che specifichino il modo: p. esattamente una questione, p. la questione nei suoi giusti termini; la questione mi pare posta male, ecc.); p. le basi, le premesse, i presupposti, per realizzare o dimostrare qualcosa; p. la propria candidatura, presentarsi come candidato in un’elezione; p. freno, frenare, limitare, contenere; p. mente a qualcosa, considerarla con attenzione, o anche, più semplicem., pensarci, farci caso, accorgersene; p. il tempo in qualche cosa, impiegarlo, dedicarlo; p. la mira in (o a) qualche cosa, mirare a quel punto, fissarvi l’occhio per aggiustare il colpo (e in senso fig., p. la mira sopra o addosso a una persona o a una cosa, fare su di essa dei progetti, dei dise-gni per trarne qualche vantaggio; ma in questo caso il verbo concorre con mettere); più genericam., p. gli occhi, lo sguardo, rivolgerli, fissarli su qualcosa o qualcuno. Col senso di riporre o sim., le locuz. p. fiducia, p. speranza in qualcuno; e p. affetto, p. amore in qualcuno, amare, innamorarsi; p. in essere, realizzare, cioè dare realtà attuale e concreta a cosa che esiste solo come idea o intenzione o progetto (è locuz. frequente soprattutto nel linguaggio giuridico). Solo ant. e letter. p. l’animo a qualche cosa, prestare attenzione, dare ascolto e sim.: la donna ... pose l’animo alle parole della sua fante (Boccaccio). ◆ Part. pres. ponènte, solo come s. m. e con sign. proprio (v. la voce). ◆ Part. pass. pósto, con usi partic. (v. posto1).