pornopolitica
s. f. L’intreccio tra il malcostume politico e quello sessuale. ◆ L’America è affascinata dall’ex stagista della Casa Bianca come lo fu da O. J. Simpson nel ’96 e dalla principessa Diana nel ’97; «beve», pur criticandole, le rivelazioni delle radio, delle televisioni e dei giornali. Ha osservato sbigottito David McCullough, premio Pulitzer per una biografia di [Harry] Truman: «Fino a qualche tempo fa, una storia di pornopolitica del genere sarebbe stata impubblicabile: siamo scesi molto in basso». (Ennio Caretto, Corriere della sera, 18 agosto 1998, p. 1, Prima pagina) • L’intemerata berlusconiana contro la «pornopolitica» (espressione coniata alla fine degli anni settanta da Mino Pecorelli) era comunque di là da venire. (Filippo Ceccarelli, Repubblica, 5 luglio 2008, p. 4, Politica e Giustizia) • Prendiamo l’ultimo mostro generato dall’intreccio italiano fra televisione e potere, cioè il luogo fatidico con cui gli oratori di Piazza Navona intrattengono un rapporto di amore-odio. A partire di lì, la cosiddetta pornopolitica ha definitivamente imposto come senso comune una visione oltraggiosa dell’universo femminile diviso in due: le cortigiane pronte a offrirsi come merce; e le consorti mute per analoga convenienza. (Gad Lerner, Repubblica, 11 luglio 2008, p. 1, Prima pagina).
Composto dal confisso porno- aggiunto al s. f. politica.
Già attestato nella Stampa del 10 maggio 1994, p. 10, Estero (Vittorio Zucconi).