polso
pólso s. m. [lat. pŭlsus -us «battito», der. di pellĕre «battere, urtare, spingere», part. pass. pulsus]. – 1. In fisiologia, la dilatazione ritmica delle pareti dei vasi sanguigni, e segnatamente delle arterie, prodotta dall’afflusso del sangue in seguito alla contrazione cardiaca: p. arterioso, la dilatazione causata dall’onda di pressione provocata dalla sistole del ventricolo sinistro, il cui esame si esegue a livello della regione del polso, dove decorre superficialmente l’arteria radiale; p. capillare, la dilatazione, più o meno ritmica, delle arteriole per effetto della trasmissione delle pulsazioni arteriose al sistema capillare, che si verifica in modo particolare nella insufficienza aortica; p. venoso, quello che si osserva a livello delle vene giugulari, in condizioni sia fisiologiche sia patologiche; p. epatico, variazione di volume del fegato determinata dalle variazioni emodinamiche correlate all’attività cardiaca. Con riguardo al ritmo, alla frequenza, alla velocità, all’intensità, alla pressione: p. regolare, irregolare, uguale, aritmico, celere, tardo, febbrile, duro, molle, vigoroso, debole, stanco, impercettibile, ecc.; gli manca, gli viene meno, gli si è fermato il p.; quando vide il suo aiuto, mise un gran respiro; gli tornò il p., gli scorse un po’ di vita nelle gambe (Manzoni); talora esteso a significare la vigoria, la forza vitale, essendo l’indebolimento del polso segno di minore salute: Fede portai al glorïoso offizio, Tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e’ polsi (Dante). 2. a. La zona dell’avambraccio poco sopra la mano, dove, essendo l’arteria radiale molto superficiale, solitamente si appoggiano le dita per esaminare il battito: non riuscire a trovare il p.; sentire il p.; tastare il p., spec. in senso fig., tastare il p. a qualcuno (calco del fr. tâter le pouls), cercare, con abili domande o conducendo opportunamente la conversazione, di conoscerne le intenzioni o le disposizioni, o anche di trarre un giudizio, di farsi un’idea sulle sue capacità, sul suo valore; l’espressione è usata anche in senso più ampio, con riferimento a gruppi di persone, a collettività, in quanto si voglia conoscerne il pensiero, l’atteggiamento, le possibili reazioni al fine di analizzare e valutare una situazione, trarre delle indicazioni, e sim.: tastare il p. alla piazza, al paese. b. Per estens., nell’uso com. e in anatomia, tutta la regione intermedia tra l’avambraccio e la mano, a forma di cilindro appiattito, costituita dall’estremità inferiore dell’ulna e del radio, dal primo ordine delle ossa del carpo, dalle parti molli di rivestimento e attraversata da fasci di tendini, nervi, vasi destinati alla mano o provenienti da essa: p. grosso, sottile; p. snodato; p. rigido; prendere, afferrare per i p., mettere le manette ai p.; orologio da polso (contrapp. all’orologio da taschino); linee del p., le pieghe cutanee che lo solcano, e che in chiromanzia indicherebbero la durata globale della vita (30 anni per ciascuna). c. Per analogia, in anatomia comparata, il basipodio dell’arto anteriore dei vertebrati tetrapodi. d. Nella lingua letter. ant., il termine passò per metonimia a indicare anche altre zone del corpo in cui è più chiaramente avvertita la pulsazione del sangue, e in partic. le tempie (anche nella locuz. polso della tempia): i p. son quelle parti del corpo nostro nelle quali si comprendono le qualità de’ movimenti del cuore (Boccaccio); Ferì dopo costui Demoleonte, ... lo ferì sul polso Della tempia (V. Monti); o, sempre per metonimia, significò le arterie e i vasi sanguigni in genere: niuno spirito ho io, niun p. e niuna vena in tutta me, che non vi renda mille grazie (Bembo); di qui l’espressione, ancor oggi in uso, sentirsi tremare i p. (e più spesso le vene e i p.): Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; Aiutami da lei, famoso saggio, Ch’ella mi fa tremar le vene e i p. (Dante); Mi desto da un sogno, Da un sogno orribile! Mi tremano i polsi, Soltanto nel ricordare! (Capuana). 3. Nell’abbigliamento maschile e femminile, la parte terminale della manica lunga di una giacca, di un abito, di un cappotto, che può differenziarsi o no dal resto della manica, esserne diretta continuazione, senza cuciture, oppure esserle sovrapposta, spesso decorata con bottoni, passanti, applicazioni di tessuto diverso, e sim.: un cappotto con il colletto e i p. di pelliccia; ho perso un bottone dal p. della giacca. È frequente anche come sinon. di polsino, nella camicia. 4. fig. Per traslato dal sign. anatomico, energia, forza fisica e morale, fermezza di carattere: uomo, donna di p.; un direttore, un insegnante di p.; è una persona senza p., debole, smidollata, priva di carattere; dirigere, amministrare, decidere con p. fermo; ci vuole p., per prendere una decisione come questa; un uomo di p., e che non ha paura di nessuno (Manzoni). In altri casi indica le capacità, il valore, le qualità intellettuali di una persona, la consistenza di un’opera: uno scrittore, un critico di p.; un’opera di p.; lavoro di p., che richiede (o che ha richiesto), in chi lo esegue, energia, capacità, impegno. Con altro traslato, vino di p., di elevata gradazione alcolica. 5. Come termine di macelleria, nome dato a Firenze al taglio di carne bovina generalmente noto come sottospalla. ◆ Dim. polsino (v.); accr. polsóne.