pollaio
pollàio s. m. [der. di pollo]. – 1. Luogo cintato e coperto, piccolo fabbricato rurale, o parte di un fabbricato, dove si allevano polli, galline ed eventualmente altri volatili di cortile, o dove questi si radunano per dormire; anche l’insieme dei polli e delle galline: gli schiamazzi del p., l’uggiolare del cane (Verga). Locuzioni: essere pulito come un bastone da p., per antifrasi, essere molto sporco; saccheggiare, fare strage del p., mangiare molti polli; essere, andare a p., andare a dormire, con riferimento a polli, uccelli e, in senso fig., anche a uomini: vedi che vien gente da tutte le parti: lasciamoli andar tutti a p. (Manzoni); fig., stare bene a p., essersi sistemato con ogni comodità e agio. Proverbî: quando le volpi si consigliano, bisogna chiudere il p., con allusione alle trame delle persone malvagie; quando il gallo canta a p., aspetta l’acqua sotto il grondaio; ci sono troppi galli a cantare nel p., per significare che c’è troppa gente che pretende di comandare nello stesso luogo. 2. fig. a. Luogo sudicio e disordinato: che p. in questa stanza! b. Luogo in cui ci sia chiasso e confusione: i bambini stanno facendo p., un gran pollaio. 3. In marina, strumento per misurare gli scarti, nel tiro contro bersaglio rimorchiato, formato da un’asta di circa 4 m, con una serie di pioli disposti a 10 cm uno dall’altro, simile a una scaletta per galline (di qui il nome).