poliziotto
poliziòtto s. m. (f. -a) [der. di polizia1]. – 1. a. Nel linguaggio corrente, denominazione degli agenti della polizia di stato: essere inseguito, fermato, arrestato dai p.; il palazzo è presidiato dai p.; la zona pullula di poliziotti; un p. in borghese; p. di quartiere, agente di polizia chiamato a svolgere la sua azione in una determinata area urbana, spec. per fronteggiare la microcriminalità, come risposta politica alle esigenze di sicurezza dei cittadini; p. privato, chi, munito di apposita licenza, svolge indagini poliziesche o compiti di sorveglianza per conto di privati. b. Con funzione appositiva: donna p. (pl. donne poliziotto), denominazione talvolta ancora usata nel linguaggio corrente per indicare l’agente di sesso femminile della polizia di stato, detta anche poliziotta; cane p. (pl. cani poliziotto), cane (in genere di razza pastore tedesco) opportunamente addestrato a fare la guardia a persone o cose, a fiutare piste o droga, ad aggredire o trattenere individui senza ferirli, ecc., dato in dotazione a reparti di polizia per servizî preventivi o repressivi. 2. Per estens., non com. (e quasi sempre in tono polemico e spreg.), uomo dai modi rozzi e prevaricatori (con valore analogo a sbirro): in famiglia è veramente un poliziotto; anche, chi tiranneggia i proprî subordinati, sindacandone il comportamento, spiandone le mosse, ecc.: il direttore fa il p. con i dipendenti; tiranno, governante dai modi repressivi e vessatorî: quella ... colossale prigione su la cui vetta, p. e carnefice d’Europa, stava l’imperatore d’Asburgo (Carducci).