plusvalore
plusvalóre s. m. [comp. del lat. plus «più» e dell’ital. valore, calco del ted. Mehrwert, che è stato tradotto talora anche con più valore]. – 1. Lo stesso che plusvalenza. 2. Nel pensiero marxiano, grandezza che esprime la valorizzazione del capitale, e in partic. del capitale variabile speso nell’acquisto della forza lavoro: più precisamente è la parte del prodotto del lavoro (neovalore) che l’imprenditore-capitalista trattiene una volta remunerati i lavoratori salariati, e appare come eccedenza sul valore anticipato in impianti, strumenti, materie prime e salarî, costituendo la base dell’accumulazione capitalistica; può essere aumentato sia estendendo la durata della giornata lavorativa oppure aumentando l’intensità del lavoro (p. assoluto), sia riducendo il valore dei mezzi di sussistenza per mezzo di un aumento generalizzato della produttività del lavoro (p. relativo); saggio di p. (o saggio di sfruttamento), il rapporto tra il plusvalore e la parte del capitale spesa in salarî (distinto dal saggio di profitto che invece commisura il plusvalore all’intero capitale anticipato).