plorare
v. intr. e tr. [dal lat. plorare] (io plòro, ecc.), poet. – 1. intr. (aus. avere) Piangere, lamentarsi: amorose vespe Mi pungon sì che ’nfin qua il sento e ploro (Petrarca); Anco ogni giorno se ne parla e plora In mille parti (Manzoni). 2. Con uso trans., compiangere, piangere una persona morta: Guglielmo fu, cui quella terra plora Che piagne Carlo e Federigo vivo (Dante); Ploravan tutte l’ancor vivo Ettorre ... le dolorose (V. Monti). ◆ Part. pres. plorante, per lo più come agg., letter., piangente, lamentoso, o anche implorante: si comprendeva bene, ... dal tono della loro voce, fra il plorante, l’insistente, il fastidioso, che erano imputati o parenti o amici d’imputati (Serao); lo spirito travolgente della vecchia Russia, come lo sentite venir su lento, plorante, ma fatale nel canto dei rematori del Volga (Cardarelli).