plasmodio
plasmòdio s. m. [lat. scient. plasmodium, der. del lat. plasma «plasma1»]. – 1. In istologia, massa protoplasmatica plurinucleata, derivante da successive divisioni del nucleo di una cellula, non seguita da divisioni del citoplasma (come nella fibra muscolare striata). 2. In zoologia, forma citoplasmatica presente in alcuni protozoi, rappresentata da un corpo ameboide provvisto di molti nuclei, da alcuni dei quali hanno origine le spore. 3. In botanica, massa protoplasmatica plurinucleata, a volte grande anche alcuni decimetri quadrati, incolore o variamente pigmentata, priva di parete e mobile per reptazione sul substrato solido; rappresenta lo stadio vegetativo dei mixomiceti e si forma tipicamente per fusione di zigoti ameboidi (p. di fusione), come per es. nei mixogastrali, o per aggregazione, come per es. nelle acrasiali, quando gli zigoti amboidi si uniscono conservando la loro individualità (p. di aggregazione, più precisamente considerato uno pseudoplasmodio). 4. Genere di protozoi emosporidî della classe degli sporozoi (lat. scient. Plasmodium), tutti parassiti endocellulari del sangue di varî vertebrati e dell’uomo, di cui distruggono i globuli rossi per utilizzarne l’emoglobina; vi appartengono i parassiti della malaria, Plasmodium vivax, P. malariae e P. falciparum, agenti rispettivamente della terzana benigna, della quartana e della terzana maligna, i quali vengono trasmessi all’uomo dalle zanzare del genere Anopheles.