pioggia
piòggia s. f. [lat. pop. *plŏia (per il class. plŭvia), der. di plŏvĕre, forma tarda per il class. plŭĕre: v. piovere] (pl. -ge). – 1. a. In meteorologia, precipitazione atmosferica allo stato liquido che si verifica quando, all’interno di una nube, si formano gocce d’acqua abbastanza grosse e pesanti da vincere le correnti ascendenti e non evaporare completamente durante la caduta: nelle nubi delle regioni fredde e temperate (che si trovano a temperature molto inferiori allo zero) la pioggia deriva dal congelamento delle goccioline della nube (soggette a moti ascendenti) in seguito al contatto con particelle solide aventi forma cristallina simile a quella del ghiaccio (germi di ghiaccio), dalla successiva crescita e aggregazione di tali cristalli in fiocchi di neve e dalla loro fusione (se la temperatura dell’aria a quote più basse è abbastanza elevata); nelle nubi più calde (per es. nelle zone tropicali) la pioggia trae origine dalla formazione di goccioline più grosse della media in presenza di nuclei di condensazione o di particelle igroscopiche (come il sale marino), dalla crescita di tali gocce per coalescenza con altre goccioline più piccole nel corso dei moti ascendenti e discendenti all’interno della nube, dalla caduta e frammentazione delle gocce più grandi e pesanti che così si sono create. In partic.: p. di convezione, dovuta a correnti ascendenti regolari, cioè a movimenti permanenti dell’atmosfera, come, per es., le piogge equatoriali; p. ciclonica, dovuta a movimenti dell’aria entro aree cicloniche, come, per es., le piogge invernali delle medie latitudini. P. orografica, quella che si verifica quando una corrente di aria umida, risalendo un pendio, incontra livelli a temperatura via via decrescente; se il pendio forma una barriera alta e continua e il flusso d’aria è consistente, questo, venendo deviato da una parte e dall’altra, dà luogo a una depressione che determina correnti convettive ascendenti, con la formazione di nubi temporalesche. P. acida, precipitazione atmosferica caratterizzata da una sensibile acidità (pH inferiore a 5,6-5,7), dovuta a sostanze gassose di natura acida riversate nell’atmosfera e riportate poi al suolo tramite dissoluzione nelle acque piovane; si tratta, in partic., di anidride solforosa (proveniente dalla combustione di combustibili fossili utilizzati, per es., nell’industria metallurgica, che può, nell’atmosfera, in seguito a ossidazione, trasformarsi in anidride solforica ed essere, perciò, presente nelle piogge come acido solforico) e degli ossidi di azoto (provenienti dai gas di scarico degli autoveicoli) presenti nelle piogge sotto forma di acido nitrico: sono un tipico esempio di inquinamento i cui effetti (acidificazioni di laghi, corrosioni di manufatti in ferro e in marmo, danni agli alberi delle foreste, ecc.) possono manifestarsi anche a grande distanza dalle fonti di emissione. P. di fango, formata di acqua torbida che trascina al suolo polvere di origine desertica o vulcanica, in qualche caso di colore rossiccio (p. di sangue). P. artificiale (o, più propriam., procurata), quella prodotta artificialmente attraverso l’inseminazione delle nubi con frammentini di ghiaccio secco o cristalli di ioduro d’argento, i quali agiscono da nuclei di condensazione per gocce di pioggia. La quantità di pioggia caduta in una determinata zona e in un dato periodo si misura in millimetri, i quali esprimono l’altezza di pioggia, cioè lo spessore che l’acqua raggiungerebbe depositandosi su una superficie piana, impermeabile e senza evaporazione (v. anche pluviometro); p. ragguagliata, altezza media di pioggia su un determinato bacino idrografico la cui misura è ottenuta moltiplicando l’altezza di precipitazione (nel punto di massima intensità nel bacino stesso) per un opportuno coefficiente di ragguaglio deducibile da apposite tabelle; intensità di p., rapporto tra l’altezza di pioggia e la relativa durata. b. Locuz. varie del linguaggio com.: cade la p.; la p. è cessata, è finita; camminare sotto la p.; ripararsi dalla p.; p. lenta, fitta; p. leggera, forte, dirotta, torrenziale; p. battente (v. battente1); p. continua, insistente; p. noiosa, uggiosa; p. ristoratrice, fecondatrice; p. mista a neve; uno scroscio, un rovescio di pioggia; tempo da pioggia, che minaccia pioggia imminente; vento di pioggia, che porta la pioggia; il barometro è a pioggia, indica che la pioggia è vicina; la stagione delle p., quella in cui è maggiormente concentrata la piovosità (per es., il periodo estivo nelle zone tropicali). In senso fig., fare la p. e il bel tempo (ma anche fare il buono, o il bello, e il cattivo tempo), dettare legge, avere opportunità, capacità o potere di imporre le proprie idee o le proprie iniziative all’interno di una comunità, di un’ambiente di lavoro. In cinematografia, effetto p. (o semplicem. pioggia), l’effetto di rigatura che si osserva all’atto della proiezione di pellicole invecchiate o usurate per i frequenti passaggi nel proiettore. 2. estens. Moltitudine di elementi, per lo più solidi, che cadono dall’alto tutti insieme o in rapida successione, in conseguenza o come manifestazione di fenomeni varî: p. radioattiva, la caduta al suolo di particelle radioattive, come, per es., quelle provenienti dalla zona di scoppio di una bomba atomica, accompagnata o no da precipitazione acquea; p. di ceneri e lapilli, emessi dal cratere di un vulcano; p. di zolfo (v. zolfo); una p. di sassi, di proiettili, di frecce; una p. di fiori, di petali, di aghi di pino; p. di stelle cadenti, quando il fenomeno si ripete con frequenza nella stessa notte; p. di fuoco, quella, in partic., con cui, secondo il racconto biblico, il Signore distrusse le città di Sodoma e Gomorra per punire la perversione dei loro abitanti (Genesi 19,24), o quella che nell’Inferno dantesco, 3° girone del cerchio 7°, costituisce la pena dei bestemmiatori, sodomiti e usurai: «Sovra tutto ’l sabbion, d’un cader lento, Piovean di foco dilatate falde» (Inf. XIV, 28-29); p. d’oro, quella in cui secondo il mito si tramutò Giove per raggiungere Danae (cfr. anche, con allusione allo stesso fatto: quel nuvol d’oro Che poi discese in prezïosa pioggia, Petrarca). In usi fig.: una p. di regali, di euro; una p. di rimproveri, d’ingiurie; lo investì con una p. di domande; gli scaricò addosso una p. di pugni. 3. Come locuz. avv. e agg., a pioggia, di acqua che cada dall’alto, a gocce più o meno fitte simili a pioggia, soprattutto nelle espressioni innaffiare a p., irrigazione a p., sistema d’irrigazione detto anche per aspersione (v. pluvirrigazione), e refrigeratore a p. d’acqua, tipo di scambiatore di calore (v. refrigeratore); con sign. analogo, è usata in araldica la locuz. in pioggia, per qualificare le gocce e le lacrime seminate cadenti nello scudo. In senso estens., con riferimento ad altri elementi che scendano espandendosi in larga caduta: fuochi d’artificio a pioggia; com. anche in senso fig., detto di ciò che si verifica, o che viene deciso, concesso, elargito in modo generalizzato, indiscriminatamente: finanziamenti, investimenti, sovvenzioni, assunzioni a pioggia; misure, provvedimenti a pioggia; con sign. anche più generico, versare a pioggia, far cadere dall’alto (per es., attraverso un setaccio, un colino o sim.) materie o ingredienti in polvere o in minuti granelli, in modo da farli giungere con distribuzione uniforme sulla superficie su cui si spargono. ◆ Dim. pioggerèlla (v.), pioggerellina, e, non com., piog-gétta, pioggettina, pioggiolina.