pinza1
pinza1 s. f. [dal fr. pince, pl. pinces, der. di pincer «pizzicare»]. – 1. Per lo più al plur. (le pinze, un paio di pinze), utensile formato da due branche d’acciaio unite a cerniera cosicché le parti più lunghe (talvolta rivestite di materiale isolante) servono per impugnare l’utensile mentre quelle più corte, o mascelle (dette anche punte o becchi), diversamente sagomate secondo l’uso cui l’utensile è destinato, servono per afferrare, serrare o tagliare. Le pinze sono in genere classificate in base alla forma delle punte: p. a punte piatte, a punte mezzotonde, a punte piegate (particolarmente adatte per afferrare viti e bulloni in posizioni non facilmente accessibili), a punte tonde, ecc.; p. universali, utilizzate per serrare piccoli tubi e afferrare fili grazie a una superficie di presa zigrinata, tagliare lamierini con una piccola cesoia, e troncare fili con i taglienti laterali; p. regolabili, usate soprattutto dagli idraulici per serrare tubi di diverso diametro. Speciali tipi sono usati per allargare tubi di piombo (p. allargatubi, o semplicem. allargatubi, v.), o per tagliare e asportare il rivestimento di cavetti elettrici (p. spelafili, o semplicem. spelafili, v.); p. amperometrica, in elettrotecnica, tipo particolare di amperometro per misurare l’intensità di corrente alternata che scorre in conduttori o cavi senza interromperli (è costituito da due branche metalliche, con le quali si rinserra il conduttore); p. bloccabili, quelle che permettono di mantenere le mascelle nella posizione desiderata senza esercitare pressione sull’impugnatura. 2. Al sing. o al plur., nome di alcuni utensili di modeste dimensioni (chiamati talora anche molletta, mollette) aventi analoghe funzioni, in cui però le due branche, anziché essere incernierate, sono unite a molla a una delle estremità, e servono per afferrare, stringere, serrare: la p. del (o per il) ghiaccio, usata per prendere i cubetti di ghiaccio; la p. degli (o per gli) spaghetti (o altro tipo di pasta lunga); in senso fig., da prendere o pigliare con le p., locuz. equivalente alla più com. da prendere o pigliare con le molle (v. molla, n. 2). 3. Tipi particolari, di specifico impiego in alcune tecniche e attività: a. In chirurgia, strumento usato per afferrare lembi di tessuto o parti di organi, che, nella forma più semplice, è costituito da due laminette elastiche di acciaio, saldate a un’estremità e alquanto divaricate all’altra: le estremità libere possono essere munite, nella pagina interna, di piccoli solchi trasversali (p. anatomiche) o di minuti denti a reciproco incastro (pinze a denti di topo); serve invece ad afferrare e togliere le grappette delle suture chirurgiche la p. da grappette o p. levapunti (v.). Sempre in chirurgia e nelle specialità chirurgiche, sono adoperati, per l’emostasi temporanea, per afferrare organi o per altri determinati usi (apertura di ascessi tonsillari, prelevamento di frammenti di tessuto, ecc.), numerosissimi tipi di pinze cernierate con blocco a dentiera e con mascelle conformate nel modo più vario (piatte, scanalate, ad anello, a uncini eventualmente multipli), che di solito prendono nome o da chi ne ha proposto l’uso per primo (pinze di Kocher, di Péan, ecc.) o dall’uso specifico che se ne fa. In odontoiatria, le p. per avulsioni dentarie hanno robustezza e disegno particolari, con i becchi di presa conformati in modo da adattarsi alla morfologia dei singoli gruppi di denti e manici tali da facilitare l’operazione di avulsione. b. Pinza da minatore, utensile (fatto di bronzo per evitare che cadendo o sfregando sulla roccia produca scintille) che serve a tagliare le micce e a stringere le capsule attorno alla loro estremità: una delle due branche termina a punta per bucare le cartucce di esplosivo. c. In tipografia, piccolo arnese (detto anche molletta) con branche a punta e con impugnatura a punteruolo, usato per estrarre lettere e interlinee dalla composizione (il punteruolo è usato invece per legare il pacco della forma). Anche, denominazione di speciali organi di presa per il trasporto del foglio, formati da una barretta fissa e una oscillante con interposta una molla. d. Per produrre fori di contorno netto e di diametro prefissato è largamente usata la p. a fustelle o p. fustellatrice (v. fustella). e. In chimica, pinza per sostegni, costituita da un gambo e da due branche, di cui una fissa e l’altra mobile, mantenute separate da una molla, che possono essere strette intorno all’oggetto da sostenere (buretta, refrigeratore, matraccio, termometro) mediante una vite. 4. Riflettore a luce diffusa, sostenuto da una struttura a morsa con cui viene fermato a un treppiede o ad altro sostegno, per l’illuminazione in fotografia e in riprese cinematografiche o televisive. 5. Dispositivo di presa che fa parte integrante di apparecchi di sollevamento e trasporto, quali le gru, i manipolatori, ecc.; negli apparecchi di sollevamento è usato in luogo del gancio o della benna per sollevare carichi di forma allungata (tronchi, rotaie, tubi, ecc.). 6. Nelle ruote di autoveicoli, parte di un freno a disco che serra fra le guarnizioni di attrito il disco del freno. 7. Nel tornio a revolver, l’elemento meccanico inserito nella cavità del mandrino col quale si immorsano le barre da lavorare. 8. Per la forma simile a quella di una pinza, si chiama p. termoelettrica, in elettrologia, la coppia termoelettrica o termocoppia. 9. Nell’uso com., al plur., le chele di crostacei e di scorpioni. ◆ Dim. pinzétta (v.).