piagare
v. tr. [lat. tardo plagare «battere, ferire», der. di plaga: v. piaga] (io piago, tu piaghi, ecc.). – 1. Provocare la formazione di una o più piaghe: lo scarpone stretto gli aveva piagato la caviglia; spesso con la particella pron.: gli si erano piagate le mani per il gelo. 2. ant. e letter. a. Ferire: Poi stringe il ferro, e quando giunge a pieno Sempre uccide od abbatte o piaga almeno (T. Tasso). b. fig. Affliggere profondamente, tormentare, e in partic. far innamorare di un amore improvviso e intenso, spec. se inappagato: L’atto soave, e ’l parlar saggio umìle Che movea d’alto loco, e ’l dolce sguardo Che piagava il mio core ... Sono spariti (Petrarca). c. Con altro senso fig., corrompere, guastare moralmente: tutte le potenze dell’umana natura da quella prima colpa furon piagate (Rosmini). ◆ Part. pass. piagato, anche come agg.: aveva il corpo tutto piagato, ricoperto di piaghe; e sostantivato, in senso fig. (perseguitato, oppresso): peregrino, quasi mendicando, sono andato, mostrando contra mia voglia la piaga de la fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata (Dante).