pettegolezzaio
s. m. (spreg.) Girandola di pettegolezzi, chiacchiere e malignità. ◆ ma [la storiografia accademica] fu spietata con [Renzo] De Felice, quando questi annunziò la sua intenzione di ricostruire sui documenti, strappandolo così al pettegolezzaio, allo scandalismo, al sensazionalismo e alle polemiche di parte, il ventennio fascista. Orrore! (Indro Montanelli, Corriere della sera, 12 aprile 1999, p. 25, Cultura & Spettacoli) • A tre anni dall’ultimo lavoro, l’ambizioso e discusso «Il quinto mondo», Jovanotti mette fine al pettegolezzaio che lo voleva in crisi creativa o in confusione stilistica, con l’uscita di un disco un po’ baldanzoso di novità e un po’ prudente, «Buon Sangue», dedicato all’amico scomparso Tiziano Terzani. (Marinella Venegoni, Stampa, 11 maggio 2005, p. 30, Spettacoli).
Derivato dal s. m. pettegolezzo con l’aggiunta del suffisso -aio.
Già attestato nella Repubblica del 2 dicembre 1989, p. 17, Mercurio-Scaffale (Giovanni Pacchiano).