pervenire
v. intr. [dal lat. pervenire, comp. di per-1 e venire «venire»] (coniug. come venire; aus. essere). – 1. Arrivare, giungere, sia in senso generico sia (oggi più spesso) quando il luogo o punto d’arrivo rappresenta il termine di un viaggio lungo, di un percorso faticoso o che ha comunque richiesto il passaggio attraverso gradi successivi o il superamento di qualche difficoltà: superata la roccia che sbarrava la strada, pervenimmo all’insenatura (Alvaro); frequente in usi fig.: non senza molti sforzi siamo pervenuti alla meta; ho riflettuto a lungo prima di p. a questa conclusione (o decisione); sperando di dovere alcuna volta p. al fine del suo disiderio (Boccaccio); delle cose o antiche o lontane ci perviene per lo più molto falsa la fama (Vico). In altri casi, corrisponde invece a capitare, cioè arrivare più o meno casualmente, come nella locuz. p. alle orecchie, di cosa di cui si viene quasi per caso a conoscenza: mi è pervenuta alle orecchie la notizia di un probabile tuo trasferimento. Con senso generico è frequente nel linguaggio burocr. e amministr.: sono pervenuti a questa Direzione numerosi reclami; le domande di partecipazione al concorso devono p. al Ministero entro il mese di settembre; i dati sono resi pubblici a mano a mano che pervengono al centro di raccolta. 2. Arrivare in quanto è dovuto per diritto, quindi spettare e sim.: nulla dell’eredità è pervenuto ai parenti collaterali; i figliuoli di fameglia erano incapaci di possedere ... anche quello che a loro perveniva per via di successione o di legati (De Luca).