perla
pèrla s. f. [lat. *pĕrnŭla, dim. di perna, propr. «prosciutto», passato a indicare anche, per somiglianza di forma, una sorta di conchiglia]. – 1. a. Concrezione sferica, o anche piriforme o a goccia, che si forma nel mantello di alcuni molluschi bivalvi attorno a un corpuscolo estraneo, detto nucleo, che può anche essere un parassita, costituita da strati successivi e concentrici di madreperla secreta dal mantello; in gioielleria sono considerate più preziose quelle che si formano libere nel mantello (non attaccate alle valve della conchiglia), soprattutto quelle prodotte da bivalvi marini della famiglia pteridi. Nell’uso com., il termine indica proprio queste ultime, più pregiate, di sostanza madreperlacea, di color bianco, o tendenti al giallo, al rosa, al grigio, all’azzurro, ecc.: la pesca delle p.; un pescatore di perle; un filo, una collana, un vezzo di perle; orecchini di perle; p. vergini, le perle non ancora lavorate (e quindi non ancora disidratate, perforate, ecc.); p. vedove, le perle già perforate, pronte per essere utilizzate come ornamento; p. barocche o scaramazze, di forma molto irregolare, spesso date da sacchi perliferi sviluppatisi entro i muscoli del mollusco; p. naturali o accidentali, che si producono nel mollusco per un evento casuale; p. coltivate, perle vere, ma ottenute artificialmente impiantando nel mantello di ostriche perlifere appositamente allevate un piccolo nucleo di madreperla, avvolto in un lembo di epitelio secretore della conchiglia, tolto a un’altra ostrica; p. giapponesi, ottenute completando con una calotta di madreperla le perle imperfette (o mezzeperle) prodotte con una tecnica meno raffinata ma simile alla precedente (nell’uso com., scherz., p. giapponese, o più spesso semplicem. p., errore grossolano sfuggito per lapsus o anche per ignoranza in un discorso o scritto); p. false, prodotte artificialmente rivestendo nuclei vuoti di vetro soffiato (p. parigine o francesi) oppure nuclei sferici di alabastro (p. romane) con polvere finissima di madreperla dispersa in colla di pesce. b. Nel linguaggio poet. il termine è spesso usato in similitudini e metafore, allusive alla lucentezza, al candore e alla forma della perla: le treccie bionde, Ch’oro forbito e perle Eran quel dì a vederle (Petrarca), erano di color d’oro e avevano riflessi cangianti come una perla; più spesso per indicare i denti: Poi formò voce fra perle e viole (Poliziano); Quivi due filze son di p. elette, Che chiude et apre un bello e dolce labbro (Ariosto); talora per indicare le gocce della rugiada: E già spargea rai luminosi e gelo Di vive perle la sorgente luna (T. Tasso). c. Con riferimento al colore luminoso e iridescente della perla: un cielo color p.; anche nella locuz. agg. di perla: il tuo profilo s’incide Contro uno sfondo di perla (Montale). Nell’industria, essenza di p. (o d’oriente), nome con il quale vengono anche indicati i pigmenti perlanti naturali o artificiali (v. perlante). d. In usi fig., con riferimento alla rarità e al pregio della perla, indica persona, e più raramente cosa, esemplare nel suo genere, dotata di grandissimi meriti: la tua collaboratrice è una p., una vera p.; hai un figlio che è proprio una p.; anche seguito da una specificazione: una p. d’uomo, di galantuomo, di marito, di donna, ecc.; Venezia è detta «la p. dell’Adriatico»; per l’espressione gettare le perle ai porci, v. porco, n. 1 a. 2. Per estens., oggetto di forma simile a quella di una perla: a. In architettura, elemento decorativo, di forma globulare o ovoidale, che, posto in serie con altri simili, serve di ornamento nella parte interna di una modanatura, o cornice, architettonica. b. In chimica, piccolo globulo vetroso ottenuto fondendo sulla fiamma borace o fosfato sodico ammonico, che allo stato fuso è capace di sciogliere ossidi metallici assumendo colorazioni caratteristiche, sfruttate in analisi per il riconoscimento di determinati elementi chimici (saggio alla perla). In farmacia, preparazione farmaceutica costituita da piccoli granuli medicamentosi, o, anche, da capsule di forma sferica destinate a contenere singole dosi di medicamenti volatili. Nel commercio (spec. in passato), p. aromatiche o profumate, mescolanza di sostanze odorose impastate con glicerina, gomma adragante, ecc. e foggiate in forma di piccole pallottoline rivestite di stagnola usate per profumare borsette, astucci, ecc. 3. Con opportune determinazioni, sempre con riferimento alla forma della perla: a. In astronomia, perle (o grani) di Baily, v. grano, n. 7 a. b. In botanica, pianta delle p., altro nome della sinforia; perla di Csaba, ottima uva da tavola, diffusa anche in Italia nella Venezia Giulia, che dà grappoli medî con acini abbastanza grandi, di colore giallo dorato chiaro, con sapore di moscato. c. In mineralogia, perla di S. Fiora (dal nome del paese di Santa Fiora in provincia di Grosseto), minerale, varietà globulare di fiorite. d. In patologia, p. cornea (o p. epiteliale), formazione istologica rotondeggiante, tipica di alcuni epiteliomi, le cui cellule si addossano in strati concentrici evolvendo, a cominciare dalle zone più interne, verso la formazione di cellule cornee. e. Perle del Giappone, tipo di pasta da minestra leggera, del genere della tapioca, del sagù o del semolino. ◆ Dim. perlina, con sign. particolari (v. la voce), poco com. perlétta; spreg. perlùccia; accr., non com. perlóna e raro perlóne m.