perfusione
perfuṡióne s. f. [dal lat. perfusio -onis, der. di perfundĕre «bagnare, cospargere (di liquido o d’altro)»; v. perfuso]. – In medicina, somministrazione, in cospicua quantità, di una soluzione medicamentosa, isotonica o ipertonica, oppure di sangue, di solito per via venosa, o più raramente, qualora si intenda esporre un organo o distretto corporeo (per es. un arto) a una più alta concentrazione di un farmaco, per via arteriosa (p. regionale selettiva); anche la protratta irrorazione (con sangue, soluzioni nutritizie o equilibratrici del pH) di un organo isolato dall’organismo, sia a scopo sperimentale sia, in cardiochirurgia, nel corso di interventi in circolazione extracorporea (p. cardiaca extracorporea). In passato, prima dell’avvento dei metodi dialitici, era detta p. intestinale la prolungata somministrazione nel lume dell’intestino di soluzioni saline lievemente ipertoniche, nell’intento di allontanare dall’organismo una parte dei cataboliti azotati, in soggetti uremici.