perduto
agg. – Part. pass. di perdere, coesistente con la forma più pop. perso, a cui è preferito in alcune accezioni e locuzioni: essere, sentirsi, vedersi p., non avere scampo; recuperare le forze p.; avere un braccio p. (ant. essere p. d’un braccio), avere il braccio paralizzato (e analogam.: la metà destra del corpo è ormai p., o sim.); l’occhio è probabilmente p., non potrà riavere la sua funzione (per malattia, ferita o altro). Con riferimento all’ambito morale: una donna, una ragazza p., datasi alla prostituzione; un uomo p., corrotto, dissoluto; un’anima p., dannata (o, anche, una persona disposta a tutto). Con accezioni specifiche: a fondo p., detto di somme versate senza impegno di restituzione oppure stanziate o destinate per scopi o usi da cui non ci si ripromette alcun profitto; fusione a cera p. (o persa), v. cera1, nel sign. 3 b; in meccanica, forza p., la parte della forza attiva che va a equilibrare la reazione vincolare e pertanto è perduta ai fini del movimento; nella tecnica, potenza p., la potenza non utilizzabile in una macchina, in un impianto, ecc., per effetto di fenomeni dissipativi. Per il corridoio dei passi p., v. passo2, nel sign. 1 d. ◆ Avv. perdutaménte (v. la voce).